Effetto guerra: mare esplosivo

Molfetta ottobre 2013: la guardia di Finanza blocca i lavori di ampliamento del porto a seguito di indagini su una presunta maxitruffa. Le indagini proseguono, ma intanto si scopre che nei fondali davanti alle coste adriatiche della Puglia giacciono migliaia di ordigni militari mai bonificati e mai completamente mappati. Nella Seconda guerra mondiale tutti producevano in segreto agenti chimici a scopo bellico. L’iprite era stata già testata e ampiamente utilizzata sui campi della Prima guerra mondiale e in seguito dall’esercito italiano nelle sue campagne coloniali. I tedeschi, dopo l’8 settembre del ’43, non potendo portare con sé, nella ritirata precipitosa, armi così altamente instabili, decisero di sbarazzarsene scaricandole nell’Adriatico, nel tratto di costa compreso tra Manfredonia e Mola di Bari. E gli Alleati non furono da meno.

Effetto guerra: mare esplosivo –  di Agostino Pozzi

LA PANDEMIA SILENZIOSA

www.comitatoacquapotabile.it

Indetto dall’Ordine dei Medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Viterbo, patrocinato dal Ministero della Salute, si è svolto sabato 24 maggio 2014 il corso di approfondimento:  “Ambiente e saluteUn rapporto indissolubile. Le patologie ambientali e il caso d’inquinamento da arsenico nella acque ad uso umano”.

Le relazioni sono state seguite con particolare attenzione dai medici che hanno affollato la sala delle conferenze dell’ordine, a dimostrazione dell’importanza che riveste per il viterbese l’approfondimento di una tematica così rilevante, per la soluzione dei gravissimi problemi sanitari derivanti dal consumo di alimenti, fra cui l’acqua, inquinata da sostanze dannose alla salute.

Grande attenzione da parte dei medici alle tante relazioni svolte fra cui quella del dott G.M.Righetti presidente dell’Ordine dei Medici di Latina L. Sordini, dott. E. Burgio, dott.ssa A. Litta, dott. B.M. Mongiardo,  dott. G. Nicolanti, dott. A. Del Prete.

Le relazioni  si sono avvalse di studi scientifici ed epidemiologici molto approfonditi, che hanno sottolineato lo stretto legame tra malattie gravi e inquinamento delle acque e dell’ambiente. In particolare la drammaticità di quella che è stata definita la pandemia silenziosa che si starebbe diffondendo.
Fra tante ricerche e studi presentati desideriamo citare lo studio della Harvard Shool of Public Health, che pone con forza il problema dei danni neuro-psichici ed interessa il 10% dei bambini.  Lo studio ha rilevato in placenta, nel sangue cordonale e nel latte materno, la presenza di molecole chimiche di sintesi, molte delle quali estremamente neurotossiche (mercurio e metalli pesanti in genere, pesticidi. Tutti questi inquinanti provocano: “ incremento drammatico di patologie del neurosviluppo  (patologie di spettro autistico, ADHD, dislessi etc.) e neurodegenerative (in particolare malattie di Alzheimer e di Parkinson) alla cui origine questa esposizione embrio-fetale potrebbe non essere estranea”.

L’analisi della situazione sanitaria del viterbese ed in particolare del comprensorio dei Monti Cimini, acclarata da vari studi epidemiologici, fra cui l’ultimo “SEPIAS” , presentato a Roma il 9 maggio 2014, ha posto ancora una volta in evidenza la necessità di interventi urgenti per la prevenzione dei rischi e di interventi volti alla eliminazione degli inquinanti riconvertendo l’agricoltura chimica in biologica, preservando le acque sotterranee e di superficie in particolare dei laghi dagli inquinanti.

Non possiamo, quindi, che esprimere condanna morale verso amministratori e responsabili degli enti gestori degli acquedotti che non hanno fornito e non forniscono informazione corretta e risposte adeguate.
Le risposte date ai cittadini, infatti, sono state spesso fuorvianti e scorrette, dal punto di vista politico-amministrativo e soprattutto morale. La prova evidente è stata l’arrogante sottovalutazione, dei gravi problemi sanitari a cui è stata ed è ancora sottoposta la popolazione. Hanno cercato così facendo di nascondere le loro gravi responsabilità civili e anche penali.

Per questo ancora una volta chiediamo ai responsabili delle istituzioni di prendere coscienza della gravità della situazione e programmare urgentemente interventi di monitoraggio sulla salute, cominciando dalle donne incinta e dai bambini e quindi a tutta la popolazione.

Occorrono, poi,  iniziative serie delle amministrazioni, per la soluzione del problema acqua potabile nelle abitazioni, l’abbandono del progetto di filtrazione delle acque del lago di Vico, finchè non sia realmente risanato.

Noi cittadini dobbiamo far sentire la nostra voce di protesta, anche attraverso le istanze alla magistratura, per inadempienze contrattuali, inosservanza delle leggi europee e italiane, danni morali e materiali e, per danni biologici, derivanti dalla esposizione agli inquinanti (arsenico- micro cistine dell’alga rossa, cocktail di inquinanti ecc).  A seguito delle richieste di risarcimento presentate tramite il comitato acqua potabile- ADUC,  appoggiati dallo studio legale Pistilli, i Giudici hanno condannato gli enti gestori degli acquedotti, al pagamento di € 1000 (pagamento effettuato ad ogni ricorrente) e alla emissione di bollette ridotte del 50%.

ADUC – COMITATO ACQUA POTABILE

Tel. 0761652027 – 3683065221 – 3894440387 Email: comitato.acqua.potabile@gmail.com
Via Resistenza, 3/c – 01037 Ronciglione VT

Torre Gavetone è balneabile o no?

 

Comunicato stampa del “Comitato Bonifica Molfetta”

Gli aderenti al “COMITATO CITTADINO PER LA BONIFICA MARINA A TUTELA DEL DIRITTO ALLA SALUTE E ALL’AMBIENTE SALUBRE”, in vista dell’imminente riapertura della stagione balneare, preoccupati per le pessime condizioni in cui versa il nostro mare e delle possibili ricadute negative, non solo per la salute della cittadinanza ma anche per la crisi economica che potrebbe derivarne, avevano depositato presso il protocollo comunale in data 28 Marzo 2014, prot. n. 22377, l’interrogazione e richiesta di informazioni sulla balneabilità e sulla bonifica bellica in atto nello specchio acqueo antistante Torre Gavetone. Non avendo ricevuto ad oggi alcun riscontro alla suddetta nota hanno sollecitato il sindaco Natalicchio, con una nuova nota del 30 aprile per ottenere nei tempi di legge le informazioni richieste:

– se la balneazione a Torre Gavetone sia ancora vietata e se il Sindaco intenda far rispettare il divieto con una corretta informazione preventiva a salvaguardia della salute e sicurezza pubblica;

– se nei fondali marini antistanti Torre Gavetone, all’interno delle coordinate riportate nell’ordinanza n.3 del 03/02/2011, giacciono bombe a vista sui fondali, oppure ordigni a caricamento chimico cementati nella roccia;

– se i fondi destinati alla bonifica di Torre Gavetone stanziati dalla Regione con delibera n.2884 del 20.12.2011 sono stati già utilizzati o in fase di programmazione.

 Molfetta, 4.5.2014

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Pesci deformi nel Tirreno cosentino

Pesci con malformazioni alla colonna vertebrale e contaminati. Non è un film horror ma quello che è stato scoperto a mare lungo il Tirreno cosentino. Due pescatori amatoriali, durante una battuta al largo di Fiumefreddo Bruzio, nel settembre scorso, hanno catturato alcuni esemplari di tonnetti alletterati (una specie di tonno molto diffusa nel Mediterraneo e caratterizzata dalla colorazione azzurro-bluastra del dorso screziato) che, si è scoperto in seguito, presentavano anomalie scheletriche. Da qui l’allarme generato soprattutto dalla circostanza che su dieci animali catturati ben quattro presentavano una strana malformazione: la spina dorsale bifida. Un allarme che ha portato a far analizzare i resti di due degli esemplari pescati e a scoprire che nella lisca erano presenti dei contaminanti. Il valore più elevato riguarda gli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), ritenuti da molti ricercatori tra i responsabili di mutamenti genetici negli animali. Ma anche pericoloso per la stessa salute dell’uomo visto che è stato accertato il suo effetto cancerogeno. Inoltre, dalle analisi effettuate da un laboratorio privato, nella spina dorsale dei due animali sono emersi parametri al di sopra della norma di tre policlorobifenili (Pcb), composti organici considerati altamente nocivi per la salute dell’uomo. Un caso – allo stato attuale isolato in Calabria – che, però, solleva non pochi timori sulla qualità della salute dei mari italiani e che ricorda quanto sta avvenendo in altre parti del Mediterraneo. Infatti, nel corso degli anni, in altre parti del Paese sono stati trovati esemplari malformati simili a quelli catturati a Fiumefreddo. Episodi verificatisi in particolare nella rada di Augusta. Da tempo al largo della costa siracusana – soprattutto dopo le operazioni di pulizia del porto che nel 1989 avrebbero comportato lo sversamento in mare di sostanze, molte delle quali tossiche, presenti nell’infrastruttura – si registrano, da parte di pescatori, di ristoratori ma anche di semplici cittadini della zona, decine di segnalazioni di esemplari di varie specie ittiche con anomalie scheletriche. Soprattutto alla colonna vertebrale. Una circostanza che porterebbe a far ritenere che proprio da quella parte del Tirreno meridionale provenissero anche i tonnetti catturati al largo di Fiumefreddo Bruzio. Vista la relativa distanza dalla Sicilia e soprattutto perché gli animali catturati nel Cosentino fanno parte di una specie definita pelagica e cioè capace di percorrere anche centinaia di chilometri dal loro luogo di nascita. Inoltre, essendo animali predatori, presentano livelli di concentrazione di sostanze chimiche elevati. Il tonnetto, infatti, cibandosi di altri pesci funge da bioaccumulatore delle sostanze contenute negli animali di cui si ciba. Un aspetto che ripropone con forza la necessità di monitorare attentamente l’intero bacino del Mediterraneo.

IL RACCONTO 
«Siamo andati come al solito, a pescare molto presto. Intorno alle 6 del mattino e per diverse ore non abbiamo catturato nessun pesce. Fino a quando, intorno alle 11, uno dopo l’altro i tonnetti hanno abboccato alle nostre esche». Valerio Beatino, un 23enne di Amantea, studente di ingegneria ambientale, racconta quella che in seguito diventerà più di una semplice battuta di pesca. Al largo di Fiumefreddo Bruzio Valerio, assieme allo zio, nel settembre scorso cattura dieci tonnetti alletterati, con una peculiarità: quattro di questi esemplari presentano una strana malformazione. «Ce ne siamo resi conto a casa – spiega – solo dopo del averli cucinati. Mentre stavamo per mangiarli, e dopo averli ripuliti, ho notato qualcosa di strano: la spina dorsale del pesce presentava una forma diversa dalle altre». Una sorta di biforcazione che dalla coda procedeva lungo il dorso dell’esemplare. «Dapprima avevo pensato a una protuberanza della carne – dice il 23enne che è anche attivista del Comitato “Natale De Grazia” di Amantea – ma pulendo meglio la lisca ho visto che si trattava di una vera e propria malformazione». Così Valerio passa ad esaminare l’esemplare che stava mangiando la sorella e si accorge che anche questo tonnetto presenta la stessa anomalia. Come gli altri due pesci che erano stati congelati per essere mangiati nei giorni successivi. «Abbiamo cotto gli altri esemplari – spiega – per procedere poi alla pulizia e capire se anche gli altri due avevano questa malformazione. Ebbene, anche questi tonnetti avevano la stessa identica anomalia scheletrica: la spina dorsale bifida». Un’anomalia che, a questo punto, porta il giovane laureando in ingegneria ambientale a consegnare le lische degli ultimi due esemplari esaminati a un esperto del campo. E dopo aver affidato a un laboratorio privato i reperti, è emerso il responso: nelle lische è stata rinvenuta la presenza di Ipa e Pcb al di sopra della norma.

Questo servizio è stato pubblicato sull’edizione n. 141 del Corriere della Calabria distribuita in edicola fino al 13 marzo del 2014

Roberto De Santo – www.corrieredellacalabria.it

Comitato cittadino per la bonifica marina: d’ora in poi la verità

di Isabella de Pinto – redazione@laltramolfetta.it    

L’incontro svoltosi qualche giorno fa nella sala stampa del Comune di Molfetta, con la discussione sulla bozza di atto costitutivo e la sottoscrizione dei cittadini, ha sancito la costituzione del “Comitato Cittadino per la bonifica marina a tutela del diritto alla salute e all’ambiente salubre“; incontro al quale seguirà una nuova assemblea dei soggetti fondatori per la discussione del regolamento e, successivamente la registrazione dello Statuto presso uno studio notarile.

Tale incontro, in altre parole, è servito a fare sintesi intorno ad alcuni obiettivi chiari che i sottoscrittori condividono e intendono perseguire:

  • conoscere le tipologie di ordigni bellici presenti sui fondali del nostro mare;
  • valutare la pericolosità di ogni tipologia di ordigno;
  • ottenere la completa bonifica del tratto di mare compreso tra il porto e Torre Gavetone;
  • attuare il monitoraggio ambientale costante nelle zone di mare interessate dalla presenza di ordigni;
  • acquisire le informazioni sui casi già sottoposti ad accertamento per sintomi e/o patologie da possibile contaminazione chimica e biologica tra i lavoratori del mare e dei cittadini esposti;
  • garantire procedure di sorveglianza sanitaria sui lavoratori del mare esposti a possibili contaminazioni;
  • verificare costantemente la balneabilità e la commestibilità del pescato;
  • ottenere dagli Organi competenti informazioni trasparenti e aggiornate sullo stato dei luoghi sottoposti a bonifica e sui provvedimenti a tutela dei cittadini, mediante pubblici report periodici;
  • promuovere incontri, seminari di studio, iniziative pubbliche,ecc; a tal fine esso potrà effettuare ogni operazione necessaria, anche di tipo legale e giudiziario.

L’obiettivo precipuo è, dunque, ottenere le risposte alle tante domande poste alle autorità competenti e rimaste senza risposta, a partire dai risultati degli esami tossicologici effettuati al Policlinico su alcuni pescatori, tra i quali un combattivo Vitantonio Tedesco, presidente della Cooperativa piccola pesca. Risultati mai forniti ai diretti interessati.
I partecipanti sembrano meno interessati (almeno in questa fase) al destino del nuovo porto e alle vicende giudiziarie ad esso legate, se ne parlerà in un altro momento, in un altro comitato; ora prioritaria è la questione salute oltre alla volontà di conoscere lo stato dei luoghi.
Non a caso il comitato si professa apartitico: fuori tutti i simboli, i partiti, le associazioni, i comitati. Al Comitato Cittadino per la bonifica marina a tutela del diritto alla salute e all’ambiente salubre si aderisce in maniera individuale, da privati cittadini, non come rappresentanti di comitati, associazioni e partiti.
Ciascuno porta le proprie competenze, la propria esperienza ma non sigle o bandiere.
Proprio su tali questioni il dibattito, in alcuni momenti, si è fatto molto acceso ma la stragrande maggioranza dei presenti ha fatto muro contro qualsiasi tentativo, sia animato dalle migliori intenzioni, di modificare tale decisione.
I sottoscrittori hanno dimostrato di voler crescere come cittadini, di voler prendere coscienza delle problematiche e di voler dare il proprio contributo per la risoluzione di tali problematiche.
Toccante l’esperienza raccontata dallo stesso Vitantonio Tedesco, che dovrebbe far riflettere, come dovrebbe far riflettere la mancata risposta alle numerose richieste di chiarimenti e i contrastanti risultati di analisi effettuate dall’ARPA e dell’Università Federico II di Napoli.
Comprensibile, dunque, la sfiducia nei confronti di tanti, dei partiti, delle associazioni, delle istituzioni che avrebbero dovuto vigilare e non l’hanno fatto e più che giustificato il timore che l’ingresso dei partiti, comitati, associazioni, sia pure da anni impegnate nel settore, possa comportare il rischio di una diversità di obiettivi che possa inficiare l’azione del comitato.
L’angosciante sensazione che rimane può essere sintetizzata nelle parole di un medico che ha partecipato all’incontro: “hanno rubato il mare ai pescatori”.
Speriamo si riveli solo un errato pronostico.

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