Il verbale della vergogna protegge il “PresidenteSenatoreExsindaco”

GIUNTA DELLE ELEZIONI E DELLE IMMUNITA’ PARLAMENTARI

MARTEDÌ 7 OTTOBRE 2014
46ª Seduta

Presidenza del Presidente
STEFANO

La seduta inizia alle ore 20,35.

IMMUNITA’ PARLAMENTARI

(Doc. IV, n. 5) Domanda di autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Antonio Azzollini nell’ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti (n.1592/09 RG – n. 2629/11 RG – n. 3775/13 RG GIP)
(Seguito dell’esame e rinvio)

La Giunta riprende l’esame iniziato nella seduta dell’11 marzo e proseguito nelle sedute del 25 marzo, del 10 aprile, dell’11 e del 24 giugno, del 1° e del 10 luglio, del 24 settembre e del 1° ottobre 2014.

Il PRESIDENTE riassume i termini della questione, invitando ad iscriversi a parlare i senatori interessati ad intervenire.

Il senatore D’ASCOLA (NCD), nel rilevare preliminarmente come l’aspetto riguardante il titolo di reato sia stato considerato erroneamente dirimente ai fini della applicazione, nel caso concreto, delle garanzie previste dall’articolo 68 della Costituzione, sottolinea invece come la linea discriminante in ordine alla utilizzabilità o meno di intercettazioni che coinvolgono un parlamentare resta tracciata sia dalla richiamata norma costituzionale sia, soprattutto, dalla giurisprudenza che si è consolidata sul punto. Si è così distinta la fattispecie delle intercettazioni telefoniche dirette – in quanto riguardanti direttamente un parlamentare – le quali, come tali, sono inutilizzabili senza l’autorizzazione preventiva della Camera di appartenenza, e, dall’altro lato, si è individuata la fattispecie delle intercettazioni telefoniche indirette, a sua volta classificabile in due sottofattispecie: le intercettazioni indirette in senso stretto e le intercettazioni indirette che più propriamente devono definirsi occasionali e casuali.
Queste due fattispecie danno luogo, infatti, a conseguenze diametralmente opposte: le intercettazioni telefoniche di tipo occasionale e casuale afferiscono ad utenze intestate a soggetti terzi – quindi, non coperti dalla garanzia dell’articolo 68 della Costituzione – utenze sulle quali non era prevedibile l’utilizzabilità e, conseguentemente, il coinvolgimento o la partecipazione del parlamentare. Al contrario, le intercettazioni indirette possono riguardare utenze telefoniche intestate a terzi – soggetti che non rivestono la carica di parlamentare – utenze sulle quali però era prevedibile il rischio di poter captare conversazioni telefoniche che riguardavano un parlamentare che aveva abitudine e consuetudine di rapporti con il soggetto direttamente intercettato. In quest’ultimo caso, pertanto, tutte le volte in cui è configurabile il rischio o la possibilità o la probabilità di intercettare il parlamentare, l’intercettazione stessa dovrebbe essere considerata inutilizzabile.
Ricostruiti in tali termini i criteri che devono essere necessariamente seguiti in merito alla utilizzabilità di intercettazioni che investono un parlamentare, occorre ora verificarne l’applicazione in merito alla vicenda all’esame. A suo avviso non vi è dubbio che si è di fronte ad un caso di intercettazioni telefoniche indirette in senso stretto, poiché fin dall’inizio era sussistente la possibilità di poter intercettare indirettamente il senatore Azzollini; era perciò rappresentabile agli uffici inquirenti la possibilità che intercettando le conversazioni sulle utenze telefoniche intestate a terzi si potesse intercettare indirettamente anche il parlamentare in questione, tanto più che l’ipotesi di concorso di reato – a supporto della richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari – lasciava presagire che tra i soggetti coinvolti sussistevano abituali rapporti telefonici. Era pertanto perfettamente prevedibile che il committente dell’opera in questione, cioè il senatore Azzollini, intrattenesse rapporti e colloqui abituali e ripetuti con il soggetto incaricato di realizzare l’opera stessa. Alla luce del quadro descritto, dunque, le intercettazioni telefoniche che indirettamente hanno coinvolto il senatore Azzollini necessitavano della preventiva autorizzazione da parte della Camera di appartenenza.
Ribadito pertanto che, a suo parere, la questione concernente la qualificazione del reato – nel caso concreto, cioè, l’associazione a delinquere di cui all’articolo 416 del codice penale – non appare dirimente né sul versante del diritto sostanziale né su quello del diritto processuale, conclude richiamando l’attenzione sul fatto che un componente della Giunta, la senatrice Alberti Casellati, essendosi dimessa per incompatibilità derivante dalla sua elezione a membro del Consiglio Superiore della Magistratura, non è stata ancora sostituita. In tal senso, si potrebbe sostenere che ci si trova di fronte ad un collegio incompleto e imperfetto, come tale inidoneo a decidere la questione in esame.

Il senatore Mario FERRARA (GAL) ricorda che nella seduta del 10 luglio scorso avanzò la richiesta di acquisire copia dell’ordinanza di proroga delle indagini preliminari e degli atti richiamati emessa dal Tribunale di Trani il 27 gennaio 2012, richiesta che, non avendo ricevuto avviso contrario da parte del relatore, fu poi accolta dalla Giunta. Tali atti quindi sono stati poi effettivamente acquisiti e la Giunta ha successivamente provveduto ad audire, in due distinte occasioni, il senatore Azzollini. Rileva, peraltro, che nella stessa esposizione introduttiva svolta dal relatore nella seduta dell’11 marzo scorso si precisava che il giudice per le indagini preliminari aveva ritenuto inutilizzabili i tabulati telefonici di utenza sottoposta ad intercettazione – relativi a tre tentativi di chiamata da parte di utenza intestata al senatore Azzollini – effettuati il 4 maggio 2010, per i quali il pubblico ministero richiedeva l’autorizzazione all’utilizzo.
Lo stesso relatore, nella successiva seduta del 24 settembre scorso, faceva presente che dagli atti si desumeva che il senatore Azzollini fosse iscritto nel registro degli indagati il 9 febbraio 2010, per il reato di cui al combinato disposto dagli articoli 323 e 110 del codice penale. In pari data, il pubblico ministero operava la secretazione degli atti di indagine in relazione alla predetta iscrizione, formulando, in data 23 marzo 2010, apposita richiesta di autorizzazione all’effettuazione di intercettazioni in ordine alla sopracitata fattispecie criminosa.
Tale ricostruzione denota, a suo parere, un atteggiamento non conforme tenuto dall’autorità giudiziaria competente che, da un lato, richiede stranamente la secretazione di atti per un reato quale l’abuso di ufficio e, dall’altro, opera inizialmente intercettazioni dirette che coinvolgono il senatore Azzollini. Inoltre, in base alla documentazione successivamente acquisita, emerge in modo incontestabile una serie di inaccortezze compiute dalla stessa autorità giudiziaria in ordine alla iscrizione del senatore Azzollini nel registro degli indagati per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale. Considerato altresì che, come emerso nel corso della sua audizione, l’indagine penale prende avvio proprio da un atto dello stesso senatore Azzollini, rileva che le circostanze esposte descrivono in modo inequivocabile un’attività di intercettazione non casuale a carico del senatore stesso.
Ritiene pertanto che la Giunta sia chiamata a decidere non solo da un punto di vista giuridico-costituzionale, ma soprattutto dal punto di vista politico: il punto nodale della questione ruota intorno al rispetto delle garanzie sancite dall’articolo 68 della Costituzione, garanzie che non possono essere aggirate o eluse come, purtroppo, si è dovuto constatare in numerose circostanze. Pertanto, è auspicabile che la Giunta si riappropri delle prerogative che discendono dalla richiamata norma costituzionale, impedendo che l’utilizzo delle intercettazioni che coinvolgono parlamentari siano sempre e comunque concesse per un errato scrupolo nei confronti del principio di trasparenza di fronte all’opinione pubblica, così privando in partenza il parlamentare della garanzia di cui all’articolo 68 della Costituzione.
In conclusione ritiene che se quelle garanzie sussistono e sono riconosciute dalla Carta costituzionale è anche perché occorre tutelare la vita democratica del Paese.

Il senatore PAGLIARI (PD) non condivide le ultime considerazioni espresse dal senatore Ferrara in merito ad una valutazione di ordine politico che la Giunta sarebbe chiamata ad effettuare riguardo all’articolo 68 della Costituzione: tale norma, a suo avviso, non può rappresentare la fonte di un privilegio, bensì lo strumento per evitare interferenze nell’esercizio della funzione parlamentare. In questa ottica, pertanto, le autorizzazioni ad acta vanno concesso nel caso in cui sussistano i requisiti oggettivi previsti dalla normativa vigente.
Sottolinea, tuttavia, alcuni dubbi e perplessità che sottopone all’attenzione del relatore e che discendono dal fatto che potrebbe sembrare difficile scindere l’imputazione del senatore Azzollini dagli altri concorrenti per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale. Occorre quindi interrogarsi se nel momento in cui è stata avviata l’indagine penale, emersa un’ipotesi di concorso di reato nel senso menzionato, era pertinente distinguere l’imputazione del senatore Azzollini nel quadro del complessivo disegno criminoso. Tiene a precisare che la vicenda sottesa agli atti appare sconcertante, ferma la presunzione di innocenza di tutti i soggetti coinvolti; tuttavia, l’oggetto dell’esame cui è chiamata la Giunta deve essere concentrato sugli aspetti in precedenza richiamati al fine di evitare che l’iscrizione nel registro degli indagati possa essere considerata in qualche modo reticente per eludere il dettato dell’articolo 68 della Costituzione, così ravvisando gli estremi di un fumus persecutionis a carico del parlamentare in questione.
Infine, sollecita il Presidente a fornire risposta al dubbio di ordine procedurale sollevato dal senatore D’Ascola per quanto concerne la composizione della Giunta, un cui membro – dimessosi dal Senato – non è stato ancora sostituito.

Il PRESIDENTE, non essendovi altri senatori che chiedono di intervenire in discussione generale, cede la parola al relatore per la replica.

Il relatore, senatore CASSON (PD), evidenzia che, al di là della “cortina fumogena” che si è voluta innalzare sulla vicenda in esame, i termini della questione appaiono, a suo giudizio, chiari.

Il senatore D’ASCOLA (NCD) reputa inaccettabile il tono e lo spirito con i quali il relatore ha esordito nel proprio intervento.

Il PRESIDENTE richiama il relatore ad assumere un atteggiamento più moderato e rispettoso verso tutte le opinioni emerse durante il dibattito.

Il relatore, senatore CASSON (PD), prosegue nella replica, osservando che la questione sottoposta all’attenzione della Giunta coinvolge ben 62 indagati, per una serie complessa di imputazioni che hanno originato due procedimenti penali. In particolare, l’autorità giudiziaria competente ha avanzato richiesta di autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni riguardanti il senatore Azzollini, intercettazioni di numero esiguo e relative ad un ristrettissimo arco temporale. Precisa altresì che tali intercettazioni hanno ad oggetto utenze telefoniche che riguardano il responsabile unico del procedimento che è stato fin dall’inizio indagato per il reato previsto dall’articolo 416 del codice penale. Alla luce degli atti acquisiti, sostiene la natura del tutto casuale delle intercettazioni che coinvolgono il senatore Azzollini poiché tale captazione è stata fortuitamente effettuata su utenze telefoniche che non potevano essere riferibili al senatore in questione.
In questi termini, ribadisce conclusivamente la propria proposta di concedere l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni di conversazioni telefoniche riguardanti il senatore Azzollini.

Il PRESIDENTE tiene a precisare che già nella precedente seduta ha avuto modo di verificare l’assoluta regolarità dei lavori della Giunta, la quale, non può essere considerata un organo perfetto; infatti, ricorda che i collegi perfetti sono quelli che possono deliberare solo con la presenza di tutti i membri; tuttavia, in tale fattispecie non possono ricomprendersi gli organi politici e legislativi che, quindi, devono essere considerati collegi imperfetti che possono deliberare con la presenza di un numero legale, numero legale che tanto nella scorsa seduta quanto in quella odierna è stato ampiamente superato.

Si procede quindi alle dichiarazioni di voto.

Il senatore GIOVANARDI (NCD) preannuncia, anche a nome del Gruppo parlamentare di appartenenza, il voto contrario sulla proposta formulata dal relatore Casson, evidenziando che nel caso di specie sono state aggirate ed eluse le disposizioni contemplate all’articolo 68 della Costituzione in materia di intercettazioni. Lo stesso approccio poco rispettoso delle guarentigie costituzionali è stato seguito dalla Procura di Palermo relativamente all’espressione da parte della stessa di parere favorevole alla deposizione del Capo dello Stato, insieme a due esponenti della malavita organizzata, al processo per la trattativa Stato-mafia.

Il senatore BUEMI (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) preannuncia, anche a nome del Gruppo parlamentare di appartenenza, il voto contrario sulla proposta avanzata dal relatore Casson, evidenziando che nel caso di specie la Procura di Trani ha indebitamente intercettato le conversazioni di un parlamentare, senza chiedere preventivamente l’autorizzazione alla Camera di appartenenza dello stesso.

Il senatore GIARRUSSO (M5S) preannuncia, anche a nome del Gruppo parlamentare di appartenenza, il voto favorevole sulla proposta del relatore Casson, evidenziando che nel caso di specie le intercettazioni si configurano come occasionali e conseguentemente può essere autorizzato l’utilizzo delle stesse.
Relativamente alle considerazioni espresse dal senatore Giovanardi in merito alla deposizione del Capo dello Stato nella trattativa Stato-mafia, prospetta l’opportunità che il Presidente della Repubblica rassegni le proprie dimissioni.

Il senatore Mario FERRARA (GAL) preannuncia, anche a nome del Gruppo parlamentare di appartenenza, il voto contrario sulla proposta formulata dal relatore Casson, sottolineando che le guarentigie contemplate all’articolo 68 della Costituzione tutelano il libero esercizio del mandato parlamentare, evitando qualsivoglia condizionamento in ordine allo stesso.
Nel caso di specie le intercettazioni di cui al documento in titolo non erano sicuramente occasionali, in quanto è del tutto inverosimile la tesi sostenuta dalla Procura in base alla quale l’imputazione per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale avrebbe riguardato le ditte appaltatrici, i funzionari comunali che hanno seguito i lavori, e non il principale referente politico del comune che ha commissionato tale appalto.

Il senatore CUCCA (PD) chiede una breve sospensione della seduta.

La seduta, sospesa alle ore 21,40, riprende alle ore 22,10.

Il PRESIDENTE, previa verifica del numero legale, pone ai voti la proposta, formulata dal relatore Casson, di concedere l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche di cui al documento in titolo.

La Giunta respinge, a maggioranza, la proposta messa ai voti dal Presidente.

Il relatore CASSON (PD) annuncia la propria sospensione dal Gruppo del Partito democratico.

Caso Azzollini, il Pd dice no alla richiesta dei pm e Casson si autosospende dal gruppo

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Dopo mesi e mesi di rinvii, la giunta per le autorizzazioni e per le le immunità del Senato ha preso la sua decisione sul caso Azzollini e il Pd si è spaccato: tutto il gruppo ha votato contro la richiesta di utilizzo delle intercettazioni a carico del senatore di Ncd e il relatore, l’ex pm Felice Casson, si è sospeso dal gruppo. Ora si dovrà nominare un nuovo relatore. Ma in Aula si va con la proposta di non autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni.

La giunta ci ha messo 9 mesi a votare sulla richiesta di autorizzazione all’uso delle intercettazioni di Antonio Azzollini (Ncd), presidente della Commissione bilancio del Senato, trasmessa a Palazzo Madama dalla procura di Trani nell’ambito dell’inchiesta sul porto di Molfetta. Il gruppo Pd, dopo aver chiesto dieci minuti di sospensione dei lavori parlamentari, ha votato no alla richiesta dei pm che invece era sostenuta dal relatore, il collega di partito Felice Casson. Vistasi bocciata la proposta dal suo stesso gruppo, Casson si sarebbe immediatamente sospeso dal gruppo. Il presidente della giunta, Dario Stefano (Sel), dovrà ora nominare un nuovo relatore, per l’Aula, tra quelli che hanno detto ‘no’ alla proposta del relatore. In Aula, la giunta si presenterà comunque proponendo di respingere la richiesta della procura di Trani. I magistrati pugliesi avevano chiesto di poter utilizzare le intercettazioni e i tabulati telefonici relativi all’utenza del senatore, alfaniano ed ex sindaco di Molfetta, indagato dal gennaio scorso nell’inchiesta su una presunta frode da 150 milioni di euro legata ai lavori del nuovo porto di Molfetta. Azzollini sarebbe indagato anche per reati ambientali in relazione alla mancata bonifica dei fondali del porto.

I nuovi consociati della politica nazionale ritardano l’azione della Procura di Trani

(Doc. IV, n. 5) Domanda di autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Antonio Azzollini nell’ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti (n.1592/09 RG – n. 2629/11 RG – n. 3775/13 RG GIP)

La Giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari ha proseguito stamattina l’esame del Doc. IV, n.5, recante la domanda di autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Antonio Azzollini nell’ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti. Si è svolta una nuova audizione del senatore Azzollini, ai sensi dell’articolo 135, comma 5, del Regolamento. Sucessivamente è proseguita la discussione generale. Il seguito dell’esame è stato quindi rinviato.

Il CBM diffida il Sindaco e informa il Prefetto e il Procuratore capo della Procura di Trani

RIPRENDE LA BONIFICA NELLE ACQUE DEL PORTO E NON A TORRE GAVETONE. CHIEDIAMO PUBBLICAMENTE IL PERCHE’ ALLE ISTITUZIONI LOCALI E REGIONALI. E’ PIU’ IMPORTANTE UN’ OPERA PUBBLICA CHE NON SARA’ MAI ULTIMATA O LA SALUTE E LA SICUREZZA DELLE MIGLIAIA DI PERSONE CHE FREQUENTANO TORRE GAVETONE? IL PORTO E’ SEQUESTRATO DALL’OTTOBRE 2013, TORRE GAVETONE NO…

Al Sindaco della Città di Molfetta
e p.c.
Al Prefetto di Bari
Al Procuratore Capo presso la Procura di Trani

Oggetto: Diffida a rispondere a sollecito del 30 Aprile 2014 prot. n. 29404 e a interrogazione e richiesta di informazioni sulla balneabilità e sulla bonifica bellica nello specchio acqueo antistante Torre Gavetone del 28 Marzo2014 prot. n. 22377.

Il sottoscritto Matteo d’Ingeo, in qualità di portavoce-presidente del C.B.M. (COMITATO CITTADINO PER LA BONIFICA MARINA A TUTELA DEL DIRITTO ALLA SALUTE E ALL’AMBIENTE SALUBRE di Molfetta) premesso:

– di aver chiesto al Sindaco di Molfetta, con nota n. 22377 del 28 Marzo2014 (All. n.1) se la balneazione a Torre Gavetone fosse ancora vietata e se il suo ufficio intendesse far rispettare il divieto con una corretta informazione preventiva a salvaguardia della salute e sicurezza pubblica; se nei fondali marini antistanti Torre Gavetone, all’interno delle coordinate riportate nell’ordinanza n.3 del 03/02/2011, giacciano bombe a vista sui fondali, oppure ordigni a caricamento chimico cementati nella roccia; se i fondi destinati alla bonifica di Torre Gavetone stanziati dalla Regione con delibera n.2884 del 20.12.2011 sono stati già utilizzati o in fase di programmazione; senza ricevere alcuna risposta;

– di aver presentato sollecito a rispondere il 30 Aprile 2014 con nota n. 29404All. n.2 ); senza ricevere alcuna risposta;

– di aver appreso del divieto di balneazione in zona Torre Gavetone dall’Ordinanza Sindacale n. 37666 del 6.6.2014 ( All. n.3 );

di aver appreso dai comunicati stampa del Comune e dell’azienda Municipalizzata (MTM- Mobilità e trasporti Molfetta) che esiste una fermata per il servizio spiaggia denominata Torre Gavetone (nonostante il divieto di balneazione);

– di avere notizia che la spiaggia libera di Torre Gavetone è frequentata da migliaia di cittadini senza che Polizia Municipale, Capitaneria di Porto e Forze dell’Ordine facciano rispettare il divieto di Balneazione;

– di avere notizia che la spiaggia di Torre Gavetone è anche frequentata da un ambulante conosciuto come essere Cristoforo Brattoli (omicida del sindaco G. Carnicella) che vende bibite, e altro, nonostante ci sia il divieto d’accesso a mezzi motorizzati (non è chiaro come faccia ad entrare se esiste una barra con lucchetto) (All. n. 4-5);

in considerazione delle notizie di stampa, e i comunicati stampa del Comune di Molfetta, che preannunciano l’imminente ripresa della bonifica bellica del porto di Molfetta;

chiede alla S.V. :

– di ottenere le risposte alle note inevase del  28 Marzo 2014 n. 22377 e n. 29404 del 30 Aprile 2014 ;

– di conoscere il perché, la ripresa della bonifica annunciata in queste ore, e prevista dall’Accordo di Programma delPIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE DELLE AREE PORTUALI DEL BASSO ADRIATICO”, rimodulato dalla Giunta Regionale con Atto N°2884 del 20/12/2011, che prevedeva l’utilizzo della somma stanziata in precedenza di Euro 5.000.000,00, unicamente per la bonifica del Porto di Molfetta e di Torre Gavetone, non preveda contestualmente la bonifica del tratto di mare antistante Torre Gavetone, per il CBM di assoluta priorità per la salvaguardia della salute pubblica;

In attesa di risposte celeri e certe, vista la delicatezza degli argomenti, si rimane a disposizione per ulteriori chiarimenti e disponibili all’incontro già precedentemente richiesto.

Cordiali saluti.

Porto di Molfetta – riparte lo sminamento, inchiesta sullo stop ai lavori


RIPRENDE LA BONIFICA NELLE ACQUE DEL PORTO E NON A TORRE GAVETONE. CHIEDIAMO PUBBLICAMENTE IL PERCHE’ ALLE ISTITUZIONI LOCALI E REGIONALI. E’ PIU’ IMPORTANTE UN’OPERA PUBBLICA CHE NON SARA’ MAI TERMINATA O LA SALUTE E LA SICUREZZA DELLE MIGLIAIA DI PERSONE CHE FREQUENTANO TORRE GAVETONE? IL PORTO E’ SEQUESTRATO DALL’OTTOBRE 2013, TORRE GAVETONE NO… (n.d.r.)

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La Marina Militare riprenderà nei prossimi giorni lo sminamento delle acque antistanti il porto di Molfetta interrotti lo scorso aprile dopo che la Regione Puglia, per i limiti imposti dal patto di Stabilità, aveva bloccato il versamento dei fondi previsti per gli interventi.

E’ l’esito di una riunione convocata dal prefetto di Bari, Antonio Nunziante, su sollecitazione della procura di Trani che ha da tempo messo sotto sequestro l’area interessata alle bonifiche (che è quindi affidata ad un custode giudiziario) nell’ambito di una inchiesta sulla costruzione del nuovo porto di Molfetta.

A quanto si è appreso a conclusione della riunione cui ha partecipato il procuratore, Carlo Maria Capristo, la procura tranese ha anche aperto un fascicolo e avviato accertamenti preliminari sulla interruzione dei lavori di sminamento.

I lavori, iniziati nel 2008 con fondi messi a disposizione dallo Stato per 3,5 milioni di euro e trasferiti alla Regione, si sono interrotti nell’aprile scorso perchè la Regione, per il patto di stabilità, aveva sospeso i pagamenti (circa 900.000 euro). “Abbiamo sollecitato la Marina Militare preposta allo sminamento del porto a riprendere immediatamente i lavori – ha spiegato il prefetto – perchè si era venuta a creare una situazione di insicurezza nelle acque antistanti il porto“.

Il procuratore di Trani ha sottolineato le ” ragioni di sicurezza che riguardano tutto il porto di Molfetta, l’area portuale e tutte le persone che abitano nella zona, perchè uno sminamento interrotto significa rischiare che qualche mina inesplosa, possa poi fare quello che non è mai accaduto fino ad oggi “. ” Poichè non possiamo consentirlo, su sollecitazione del mio ufficio – ha detto Capristo – il prefetto si è attivato per sollecitare la Marina a riprendere i lavori di sminamento“. Da parte sua, la Regione si è impegnata a sbloccare i fondi necessari entro poche settimane.

Non è possibile quantificare quante siano ancora le mine inesplose sui fondali della zona, ma secondo alcune stime, sarebbero migliaia. Nell’inchiesta sulla costruzione del nuovo porto sono indagate 62 persone, tra cui l’ex sindaco Antonio Azzollini. La procura ipotizza una maxitruffa da circa 150 milioni.

(Terza parte). La Giunta delle immunità parlamentari rallenta l’autorizzazione per l’utilizzazione delle intercettazioni telefoniche del senatore A. Azzollini.

La Giunta delle immunità parlamentari il 10 Luglio 2014 ha ripreso l’esame del testo iniziato nella seduta dell’11 marzo e proseguito nelle sedute del 25 marzo, del 10 aprile, dell’11, del 24 giugno e del 1° luglio 2014.

Il PRESIDENTE Dario Stefano dopo aver ricordato che nella precedente seduta è iniziata la discussione generale, per la quale risultano già iscritti a parlare i senatori Augello, Malan, Cucca e Alberti Casellati, invita il relatore a prendere la parola per sintetizzare le argomentazioni poste a fondamento della sua proposta conclusiva, in modo che tutti i senatori che non hanno preso parte alle precedenti sedute siano a conoscenza di ogni elemento utile ai fini della trattazione del documento in esame.

Il relatore, senatore CASSON (PD)  riassume la propria proposta conclusiva,  evidenziando che il 16 marzo del 2009 il senatore Azzollini è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di abuso d’ufficio innominato di cui all’articolo 323 del codice penale, mentre le telefonate intercettate su utenze di terzi, per le quali si richiede l’autorizzazione all’utilizzo, sono relative al reato di associazione a delinquere. Va a tal proposito sottolineato che per tale fattispecie criminosa, di cui all’articolo 416 del codice penale, il predetto parlamentare è stato iscritto nel registro degli indagati in un periodo successivo rispetto alle intercettazioni, e in particolare il 5 agosto del 2013.

Per le ragioni esposte il relatore ribadisce la propria proposta alla Giunta di accogliere la richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni effettuate nei confronti del senatore Azzollini.

Il senatore  Mario FERRARA (GAL)  interviene incidentalmente per segnalare che da parte del senatore Azzollini gli è stata consegnata copia dell’ordinanza di proroga del termine di durata delle indagini preliminari emessa dall’ufficio del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Trani il 27 gennaio 2012. In tale documento il GIP motiva la richiesta di proroga delle indagini preliminari nei confronti del senatore Azzollini e di altro coindagato anche in relazione al reato di cui all’articolo 416 del codice penale.

Il senatore  MALAN (FI-PdL XVII), nell’evidenziare la rilevanza del documento richiamato dal senatore Ferrara – documento che va necessariamente valutato insieme agli altri già a disposizione della Giunta – sottolinea che, a suo parere, non sussistono dubbi circa il fatto che il senatore Azzollini fosse indagato fin dal 2009 per il reato di associazione a delinquere, ossia in un periodo antecedente a quello nel quale sono state captate le conversazioni telefoniche che lo riguardavano. In tal senso, a suo giudizio, ci si trova di fronte a intercettazioni che non possono definirsi casuali, dal momento che l’autorità giudiziaria era perfettamente consapevole della carica rivestita di senatore.

Gli stessi uffici giudiziari hanno tentato di addurre alcune giustificazioni, sostenendo la cosiddetta natura cumulativa –  concernente il senatore Azzollini ed altro coindagato – delle iscrizioni nel registro degli indagati, per quanto attiene specificamente al reato di cui all’articolo 416 del codice penale. In tale vicenda, dunque, sembrano evidenti approssimazione e confusione da parte dell’ufficio giudiziario competente, con conseguente possibile sussistenza di un fumus persecutionis a danno del senatore Azzollini, in violazione non soltanto dell’articolo 68 della Costituzione, ma anche dell’articolo 15 della Costituzione che tutela la libertà e la segretezza della corrispondenza.

Di fronte al quadro descritto, quindi, ritiene che vi siano fondati elementi per non dare sufficiente credibilità alle richieste avanzate dall’autorità giudiziaria competente, i cui uffici sembrerebbero aver prodotto una documentazione non corrispondente alla situazione effettiva. Si tratta di circostanze che, a suo parere, dovrebbero indurre a non concedere l’autorizzazione di intercettazioni delle conversazioni telefoniche del senatore Azzollini, con l’ulteriore esigenza di segnalare alle autorità competenti le irregolarità e le anomalie che appaiono emergere nell’operato degli uffici giudiziari menzionati.

Il relatore, senatore CASSON (PD), nel sottolineare che il documento richiamato ad inizio seduta dal senatore Ferrara non sembra essere presente tra gli atti già a disposizione della Giunta, rileva che comunque esso fa riferimento al reato associativo di cui all’articolo 416 del codice penale in modo cumulativo rispetto a tutti i coindagati, in analogia ad altri documenti già evidenziati, per i quali, dopo una specifica richiesta istruttoria, è stata fatta chiarezza da parte della cancelleria dell’ufficio giudiziario competente con apposita attestazione trasmessa alla Giunta .

Il senatore  CUCCA (PD), nel concordare con il relatore sul fatto che il documento da ultimo prodotto sembra essere connesso agli altri per i quali si è posta una esigenza di approfondimento istruttorio, osserva che la necessità di prorogare le indagini preliminari, stante la complessità di queste ultime, rappresenta una clausola di stile sovente impiegata negli atti di questo tipo. Rileva che i dubbi emersi sulla documentazione in atti, manifestati nelle precedenti sedute, siano fugati alla luce dell’attestazione prodotta dallo stesso ufficio giudiziario, con l’indicazione cronologica delle varie iscrizioni, dalla quale emerge che il senatore Azzollini è stato inizialmente indagato per il reato di cui all’articolo 323 del codice penale, mentre solo successivamente è avvenuta l’iscrizione per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale, iscrizione in ogni caso posteriore al periodo nel quale si sono svolte le intercettazioni telefoniche. Alla luce di tali argomentazioni, condivide la proposta avanzata dal relatore di accogliere la richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle predette intercettazioni.

La senatrice  ALBERTI CASELLATI (FI-PdL XVII) ritiene che, prima di entrare nel merito delle questioni, vada svolta una premessa di ordine metodologico, concernente il fatto che la Giunta non è chiamata a valutare se le guarantigie costituzionali previste per i senatori siano ancora attuali, congrue ed efficaci: infatti, tale valutazione può essere affidata esclusivamente al dibattito che si sta ora tenendo in merito alla riforma dell’assetto costituzionale. In tal senso, stante il vigente quadro normativo, deve essere ribadita la perfetta autonomia del potere legislativo rispetto a quello giudiziario, respingendo una interpretazione ricorrente secondo la quale la classe politica eserciterebbe una sorta di eccesso di potere nei confronti dell’autorità giudiziaria.

Soffermandosi quindi nel merito delle questioni sottese al documento in titolo, rileva che la legge n. 140 del 2003 non pone un divieto nello svolgimento delle intercettazioni che riguardano parlamentari, ma delimita tale attività investigativa sulla base di determinati parametri. In quest’ottica, si inserisce il vaglio cui è chiamata la Giunta, vaglio che attiene all’osservanza delle regole, delle procedure e delle garanzie attualmente previste. Per lo svolgimento di tale verifica, a suo parere, occorre autonomia di giudizio e serenità poiché vicende come quelle che interessano il senatore Azzollini non possono essere affrontate presupponendo una automatica valutazione favorevole in ordine alle richieste provenienti dall’autorità giudiziaria.

In particolare, a suo avviso, la Procura competente compie una sorta di ricostruzione acrobatica per giustificare la captazione delle conversazioni telefoniche riguardanti il senatore Azzollini; infatti, da una parte, nella copiosa documentazione agli atti, si sostiene ripetutamente il ruolo di protagonista esercitato dal senatore Azzollini, per poi far credere in modo non convincente che l’iscrizione dello stesso nel registro degli indagati per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale avverrebbe soltanto nell’agosto 2013. Questo dato sembra invece in contraddizione rispetto a numerosi documenti dai quali, invece, risulta che lo stesso senatore, fin dal 2009 era iscritto nel registro degli indagati per il reato di cui al citato articolo 416 del codice penale. Lo scenario descritto depone quindi per la presenza quantomeno di una forte approssimazione nell’operato dell’ufficio giudiziario, senza che le giustificazioni successivamente addotte ed acquisite possano dissipare completamente le anomalie e le incongruenze di cui è disseminata tale vicenda. Sembrerebbe invece più plausibile riconoscere che da parte dell’autorità giudiziaria competente vi sia stata un’interpretazione strumentale volta ad una posticipazione dell’iscrizione nel registro degli indagati per il reato associativo al fine di poter ritenere legittima l’attività di intercettazione riguardante il senatore Azzollini. In virtù delle argomentazioni esposte, pertanto, si dichiara contraria alla proposta avanzata dal relatore di accogliere la richiesta di autorizzazione, osservando che il delicato lavoro cui è tenuta la Giunta richiede ulteriore studio ed approfondimento.

  Il senatore GIOVANARDI (NCD reputa che la vicenda in esame potrebbe indurlo ad avanzare una proposta provocatoria volta a chiedere la soppressione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, dal momento che sembra ormai presente una sorta di automatismo in base al quale le richieste di autorizzazione provenienti dall’autorità giudiziaria sono accolte. In realtà, bisognerebbe difendere con maggiore incisività il ruolo e la dignità della Giunta, valutando con estrema attenzione se nella vicenda in esame non si sia in realtà di fronte ad intercettazioni che non possono definirsi casuali essendo evidente – dalla disamina degli atti – che fin dal 2009 il senatore Azzollini risultava indagato per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale. Come più volte evidenziato in precedenti occasioni, va ribadita la rilevanza delle garanzie previste per i parlamentari dall’articolo 68 della Costituzione, senza avallare elusioni o violazioni della suddetta norma da parte dell’autorità giudiziaria.

Il senatore MOSCARDELLI (PD)  ritiene che l’accusa di un atteggiamento pregiudiziale da parte di alcuni componenti della Giunta non possa essere condivisa dal momento che tale organo ha sempre esercitato le sue prerogative con serietà e rigore, senza assecondare le richieste provenienti dalla pressione mediatica esterna. In questo modo, la Giunta ha assolto con dignità il proprio ruolo in vari, complessi e delicati passaggi procedurali.

Anche nella fattispecie in esame, tutti i componenti della Giunta stanno manifestando analoga sensibilità ed attenzione, non rinunciando aprioristicamente a tutte le ipotesi di approfondimento in qualche modo utili per dirimere alcuni dubbi interpretativi emersi sulla base della ingente documentazione in atti. Dà atto al relatore di aver manifestato prontamente la propria disponibilità ad effettuare ogni approfondimento integrativo, al punto che la proposta conclusiva da lui avanzata può certamente definirsi meditata, alla luce di tutti gli elementi in possesso della Giunta e nel pieno rispetto delle vigenti garanzie costituzionali. Resta comunque dell’avviso che possa essere consentito a ciascun senatore di avanzare ulteriori richieste di integrazione istruttoria purché siano fondate e tali da mettere in condizione la Giunta di pervenire ad una deliberazione conclusiva sul documento in titolo.

Il senatore AUGELLO (NCD) rileva che dalla documentazione integrativa trasmessa dalla Procura, e in particolare dalla copia della comunicazione della notizia di reato del Corpo forestale dello Stato, si evince che riguardo al senatore Azzollini erano state effettuate attività investigative anteriormente rispetto all’iscrizione dello stesso nel registro degli indagati.

Va poi evidenziato che le richieste di proroga delle indagini rivolte dalla Procura della Repubblica al giudice delle indagini preliminari potrebbero risentire tutte di un errore di fondo, atteso che nelle stesse è ragionevole ipotizzare che l’autorità inquirente abbia rappresentato al giudice stesso la circostanza, erronea, che il senatore Azzollini fosse indagato fin dall’inizio anche per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale. Tale circostanza è particolarmente rilevante in quanto mai in passato la Giunta si è trovata di fronte a casi di erronea indicazione del reato contestato da parte della Procura, con tutti i conseguenti riflessi per quel che concerne la ravvisabilità di un vero e proprio  fumus persecutionis.

Va poi evidenziato che le intercettazioni per le quali si chiede l’autorizzazione all’utilizzo sono nel caso di specie irrilevanti rispetto al concreto oggetto dell’indagine in questione.

Il senatore Augello conclude il proprio intervento prospettando la necessità che la Giunta respinga la richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni di cui al documento in titolo. In via subordinata, chiede l’acquisizione di tutte le richieste di proroga delle indagini (con i relativi atti richiamati nelle stesse), nonché dei verbali di polizia giudiziaria citati nell’ambito della comunicazione della notizia di reato da parte del Corpo forestale dello Stato.

Prospetta altresì l’opportunità che la Giunta ricerchi le modalità più opportune affinchè si faccia chiarezza su eventuali  profili di responsabilità disciplinare o penale degli uffici giudiziari in questione.

Il senatore Mario FERRARA (GAL) sottolina l’esigenza che la Giunta acquisisca formalmente dalla Procura di Trani l’ordinanza di proroga del termine di durata delle indagini preliminari del 27 gennaio 2012 (e degli atti richiamati nell’ambito della stessa).

Dopo brevi interventi dei senatori GIOVANARDI (NCD) e ALBERTI CASELLATI (FI-PdL XVII) con i quali gli stessi esprimono il proprio consenso rispetto alla proposta di integrazione documentale formulata dal senatore Ferrara e dal senatore Augello, il senatore GIARRUSSO (M5S) manifesta la propria contrarietà rispetto a tale opzione, evidenziando che qualora le esigenze di integrazione istruttoria in questione fossero state realmente sussistenti, sarebbe stato necessario prospettare le stesse nel corso del complesso iter effettuato dalla Giunta,  articolato in ben sei sedute.

Il relatore CASSON (PD) dichiara di non nutrire alcuna contrarietà rispetto alla proposta, formulata dal senatore Ferrara,  di acquisizione dell’ordinanza di proroga del termine di durata delle indagini preliminari del 27 gennaio 2012 (e degli atti richiamati nell’ambito della stessa), come pure su una delle proposte del senatore Augello, volta all’acquisizione di tutte le ordinanze riguardanti ulteriori richieste di proroga delle indagini stesse (con i relativi atti richiamati), salvo che tale documentazione risulti già presente tra quella a disposizione della Giunta.

Il PRESIDENTE pone quindi ai voti la proposta di trasmettere al Presidente del Senato la richiesta volta all’acquisizione, dall’autorità giudiziaria competente, dell’ordinanza di proroga del termine di durata delle indagini preliminari del 27 gennaio 2012 (e degli atti richiamati nell’ambito della stessa), come pure di tutte le ordinanze riguardanti ulteriori richieste di proroga delle indagini stesse (con i relativi atti richiamati), salvo che tale documentazione risulti già presente tra quella a disposizione della Giunta.

La Giunta approva a maggioranza la proposta di integrazione istruttoria  in questione.

Il seguito dell’esame è quindi rinviato.

Leggi la prima parte QUI 

Leggi la seconda parte QUI

Leggi QUI  la domanda di autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Antonio Azzollini, nell’ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti (n. 1592/09 RG – n. 2629/11 RG – n. 3775/13 RG GIP

Ormeggi abusivi, sequestrato un chilometro di costa a Molfetta

bari.repubblica.it

Lungo la costa c’era di tutto: pali conficcati nella roccia fermati con cemento destinati a bitte di ormeggio, piccoli moletti di circa cinque metri realizzati con massi e cemento per permettere l’imbarco e lo sbarco di decine di natanti (ne sono stati individuati 61) e persino scalette in ferro predisposte per l’accesso alle imbarcazioni.

Un tratto di costa di circa un chilometro, attrezzato con ormeggi abusivi, è stato sottoposto a sequestro dalla guardia di Finanza a Molfetta, nelle vicinanze della Basilica della Madonna dei Martiri. L’intervento è stato coordinato dalla procura di Trani. Oltre ai finanzieri sono intervenuti anche militari della Capitaneria di Porto.

Oltre all’intero tratto costiero, i finanzieri hanno sequestrato 30 pontili realizzati per l’ormeggio dei natanti, e con il supporto del nucleo sommozzatori, sono stati rimossi due natanti, 26 gavitelli, una nassa, circa 200 di cime di ormeggio, 56 bitte, un pontile in legno, una struttura tubolare adibita a pontile e tre scalette in ferro.

Il tratto costiero è stato affidato in custodia giudiziale al comune di Molfetta per la messa in sicurezza ed il successivo ripristino dello stato dei luoghi. Il tutto realizzato in maniera abusiva su area demaniale marittima, in spregio ad ogni autorizzazione ed in violazione del vigente “Regolamento del Porto.

Per il porto di Molfetta nuove rivelazioni

Stessi nomi di Brindisi  nell’inchiesta di Milano  – di MASSIMILIANO SCAGLIARINI
  www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Dagli appalti (truccati) nelle Asl del Salento a quelli (truccati) per l’Expo il passo è breve. Specialmente se, gira e rigira, c’è un filo rosso a unire la nuova Tangentopoli milanese e quella che a Brindisi sta per mandare alla sbarra 53 persone, salvando (per prescrizione) nomi importanti del centrosinistra pugliese.

Un filo rosso come le Coop emiliane. Rosso come Claudio Levorato, presidente della Manutencoop, che a Milano – esattamente come a Brindisi – è riuscito a salvarsi dalle manette. In Lombardia, dove lo accusano insieme a Primo Greganti di turbativa e rivelazione di segreto d’ufficio per un appalto da 320 milioni, il gip Fabio Antezza ha ritenuto «insussistenti le esigenze cautelari»: i Pm avevano chiesto i domiciliari. A Brindisi, invece, la Procura aveva chiesto addirittura il carcere: su un appalto da 8,3 milioni all’ospedale «Perrino» di Brindisi (non aggiudicato per l’intervento della Finanza), Levorato era stato chiamato in causa «per risolvere la problematica relativa alla mancata assunzione di soggetti segnalati» da un consigliere regionale.

In Puglia, dove ha le mani in tutte le Asl, il sistema Manutencoop prevedeva appalti in cambio di posti di lavoro. A Milano, invece, Greganti l’aveva cooptata nel maxiprogetto della Città della Salute così da assicurarsi la copertura dell’«area politica di riferimento», cioè del Pd: serviva una spintarella ad Antonio Rognoni, dg di Infrastrutture Lombarde, che in cambio di informazioni sull’appalto chiedeva incarichi per sé in Anas o in altre società pubbliche.

Ma da Milano, la cupola degli appalti guardava anche la Puglia. Con il solito schema, l’ex segretario regionale Dc Gianstefano Frigerio voleva mettere insieme il suo amico costruttore Enrico Maltauro con Manutencoop, con l’obiettivo di mettere le mani su un appalto nemmeno ufficialmente lanciato: il nuovo ospedale di Maglie, un project financing da 165 milioni di euro su cui – per ora – si discute soltanto.

Frigerio, detto Il Professore, è uno che parla tanto. Cita mille nomi importanti, ed è difficile dire se e quando millanti. Ma il 14 ottobre scorso, in una intercettazione ambientale, racconta a Giuseppe Cattozzo (ex segretario regionale Udc ligure) delle trattative condotte dalla manager sanitaria Daniela Troiano.

FRIGERIO: «Spero che anche Maglie»

CATTOZZO: «Praticamente le ha dato il mandato di discutere questa cosa dell’ospedale di Siracusa, poi Fitto le ha parlato di Maglie: “Oh, che bello dice…».

FRIGERIO: «Maglie perché poi lui… Io gli devo dire che lì c’è un altro colpo… che la sinistra sta scegliendo orientativamente Manutencoop… quindi il peso dell’alleanza di Milano… se vuole gliene parlo io al mio amico Levorato, sennò gliene parla lui».

A Maltauro, però, l’idea piace poco. «E questo qui di Maglie è project anche questo o no? Perché diventa complicata. Perché non prendi i soldi dalle banche! Bisogna vedere, parliamone un attimo, per capire, eventualmente modifichiamo qualcosa, l’offerta…». «Lì potremmo fare qualcosa sull’Europa magari ragionandoci un po’», rilancia Frigerio. «È un ragionamento che prima lo facciamo meglio è – gli risponde l’imprenditore – perché eventualmente ricambiamo un po’ la formula. O troviamo dei modi».

Nell’inchiesta Expo si parla anche di Ccc, altra impresa della galassia Coop che sta realizzando il nuovo porto di Molfetta. Proprio per l’inchiesta su quell’appalto (lui lo chiama «Il casino di Molfetta»: è indagato tra l’altro il senatore Antonio Azzollini di Ncd), Maltauro vorrebbe far uscire Ccc dall’accordo milanese. E racconta che l’appalto di Molfetta fu grossolanamente truccato: « Me la ricordo bene quella gara li, cioè una roba… Avevano chiesto in fase di prequalifica una macchina, una draga, la disponibilità, perciò anche in affìtto, che c’è ne una solo una in tutto il bacino del Mediterraneo e del Medioriente… Quelle cose esagerate, cioè scrivere “nome, cognome , indirizzo”… Cioè sono robe fatte… “dato che ho stravinto, no? allora ci metto anche la spada come Brenno”. Lì è esagerato...».

Truffa porto di Molfetta, la Procura rinuncia all’incidente probatorio

La Procura di Trani ha rinunciato all’incidente probatorio chiesto nell’ambito dell’indagine sulla presunta maxitruffa da circa 150 milioni di euro legata alla costruzione del nuovo porto di Molfetta. Il che significa che i magistrati Antonio Savasta e Michele Ruggiero  (quest’ultimo probabilmente sotituirà il pm Giuseppe Maralfa) ritengono necessario proseguire le indagini, essendo emerse altre prove forse più consistenti a carico degli indagati. Rinunciano agli accertamenti irripetibili, il cui inizio era stato fissato per il 6 marzo, perchè atti d’indagine sopravvenuti negli ultimi mesi li renderebbero inutili in questa fase dell’inchiesta.

L’incidente probatorio aveva lo scopo di cristallizzare anche le dichiarazioni rese ai giudici da Carlo Parmigiani, fino al maggio 2012 direttore tecnico del cantiere della Cmc di Ravenna, la ditta appaltatrice dei lavori, dal dirigente comunale ai lavori pubblici, responsabile del procedimento, Vincenzo Balducci (arrestato insieme al direttore del cantiere Giorgio Calderoni e poi scarcerati nel corso dell’inchiesta) e dall’ex vice sindaco Pietro Uva.

Alla richiesta della Procura si sono opposti i difensori dei 61 indagati, mentre il Gip Francesco Zecchillo si è riservato di decidere, rinviando l’udienza a lunedì 31 marzo e chiedendo ai Pm di produrre i nuovi elementi di prova, nei prossimi 7 giorni, che farebbero considerare superata l’indagine precedente.

Parte il Comitato “Operazione Verità”

Dopo le conferenze pubbliche del 20 ottobre 2013 e del 3 Gennaio u.s. dal titolo “Il Porto Avvelenato“, molti cittadini hanno manifestato l’interesse nel proseguire un percorso partecipato finalizzato a sollecitare risposte, raccogliere dati aggiornati, fare maggior chiarezza su anni di silenzi ed omissioni sull’affare porto e sulla bonifica del nostro mare.
Proprio per questo sentiamo la necessità di ripartire da concetti chiari e posizioni definite che non possono prescindere dalla completa bonifica del mare nelle zone interessate dalla presenza di ordigni bellici, anche a caricamento speciale, dal porto a Torre Gavetone, per assicurare la balneabilità, la sicurezza, la commestibilità del pescato e, soprattutto, la salute di coloro che del mare vivono o in esso si bagnano.

Gli obiettivi di partenza del nascente Comitato sono:
– conoscere le tipologie di ordigni presenti sui fondali del nostro mare;
– valutare nell’immediato la pericolosità di ogni tipologia di ordigno;
– ottenere la completa bonifica del tratto di mare compreso tra il porto e Torre Gavetone;
– attuare un monitoraggio ambientale costante nelle zone di mare interessate dalla presenza di ordigni a caricamento chimico;
– ottenere le informazioni sui casi già rilevati di contaminazione chimica e biologica dei lavoratori del mare e dei cittadini esposti;
– richiedere la sorveglianza sanitaria sui lavoratori del mare esposti a possibili contaminazioni;
– verificare costantemente la balneabilità e la commestibilità del pescato;
– ottenere informazioni trasparenti e aggiornate da parte di tutte le istituzioni coinvolte nelle attività di bonifica, in particolare dall’amministrazione comunale di Molfetta;
– conoscere l’esito delle indagini finalizzate al monitoraggio ambientale con il prelievo e il trattamento dei sedimenti, previsto nel “Piano di caratterizzazione e bonifica da ordigni bellici nel basso Adriatico”, svolte dall’ISPRA e dall’ARPA Puglia;
– monitorare, per verificare, l’eventuale presenza di rifiuti pericolosi, e/o residui di ordigni a caricamento speciale, nella cassa di colmata del porto e aree circostanti il prolungamento della diga;
– informare costantemente la collettività molfettese e nazionale sullo stato dei luoghi e sulle iniziative di prevenzione e bonifica;
– preparare interrogazioni parlamentari e regionali per la richiesta del riconoscimento del disastro ambientale sul territorio molfettese.

Siamo consapevoli del lungo percorso che ci attende, ma la posta in gioco è non solo il presente, ma soprattutto, il futuro di questa comunità. Solo l’unione d’intenti potrà permettere di fare luce sui molteplici aspetti che riguardano la salute del nostro mare e, di conseguenza, la nostra. Vi aspettiamo, dunque, domenica 12 Gennaio alle ore 10 presso la Sala Stampa di Palazzo Giovene in Piazza Municipio per la costituzione del Comitato che negli intenti comuni rappresenterà lo “strumento” per raggiungere gli obiettivi già enunciati.

Firmato dai promotori del Comitato “Operazione verità” per la tutela del diritto alla salute e del diritto all’ambiente salubre. Bonifica dal porto a Torre Gavetone.

Altomare Michele
Aurora Dino
Balducci Alfonso
Brattoli Domenico
Cappelluti Maria
Capurso Mario
D’Ingeo Matteo
De Candia Antonia
De Candia Chiara
De Candia Giulio
De Candia Lucrezia
De Gennaro Giuseppe
Di Stefano Marco
Fiorentino Giuseppe
Fusillo Laura
Masiello Danilo
Pappagallo Mario,
Pisani Antonio
Poli Nicola Fortunato
Scala Maria Laura
Tedesco Luigi
Tedesco Vincenzo
Tedesco Vitantonio 

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