Il governo è stato battuto al Senato, un emendamento vieta l’utilizzo della tecnica “air gun” per le esplorazioni marittime

Ecoreati, governo battuto: stop alle esplosioni per le esplorazioni in mare

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Il governo è stato battuto al Senato su un emendamento di Antonio D’Ali (Forza Italia) che vieta l’utilizzo della tecnica “air gun” o altre tecniche esplosive per le esplorazioni marittime e prevede pene da uno a tre anni. Nonostante il no del governo, che voleva un ordine del giorno, i sì sono stati 114 e i no 103. Stesso esito ha avuto la proposta di modifica, analoga, proposta da Giuseppe Compagnone (Gal). Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva chiesto di trasformare gli emendamenti in un ordine del giorno esprimendo attenzione al tema sollevato dai due emendamenti ma le proposte sono state mantenute sia da Compagnone che da D’Alì e l’Aula ha votato. “Una vittoria senza precedenti – dichiara Compagnone – che dimostra ulteriormente il grande impegno del gruppo Grandi Autonomie e Libertà per l’ambiente, per la Sicilia e per il Mar Mediterraneo”. Carlo Giovanardi (Area popolare, in maggioranza) lo ha definito un autogol “per la ripresa economica del nostro Paese, che ha rinunciato al nucleare, contesta lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio in terraferma, e adesso introduce un reato sino a tre anni per le società autorizzate a ricerche petrolifere in mare. Purtroppo in Parlamento troppi si interessano più dei problemi del benessere delle nutrie, dei pesci, degli uccelli migratori e della madre terra ma non dei 60 milioni di italiani la cui situazione economica diventa sempre più precaria”.

Il testo del disegno di legge, approvato dalla Camera e modificato dall’Aula, potrebbe essere approvato entro, domani 4 marzo: in ogni caso tornerà a Montecitorio in terza lettura. Il Senato ha anche dato l’ok, a larghissima maggioranza, a un ordine del giorno – anche questo con Compagnone e D’Alì primi firmatari – che blocca le trivellazioni “non conformi alla direttiva comunitaria”.

Tra gli emendamenti approvati anche due firmati da senatori del Movimento Cinque Stelle. Il primo elimina la “non punibilità” per chi, pur commettendo reati di inquinamento e disastro ambientale, si adopera a ripristinare lo stato dei luoghi inquinati. Il cosiddetto “ravvedimento operoso” prevede, comunque, la riduzione da un terzo alla metà della pena per chi si adopera a ripristinare lo stato dei luoghi e di un terzo per chi collabora con la magistratura. Il secondo testo M5s (firmato da Paola Nugnes) approvato introduce invece una nuova fattispecie di reato, l’omessa bonifica. L’emendamento prevede che “chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi è punito, con la pena della reclusione da uno a quattro anni e con la multa da 20mila a 80mila euro”.

Un emendamento del Pd (a prima firma Felice Casson) ha invece introdotto l’aggravante ambientale con un aumento delle pene. L’emendamento afferma che “quando un fatto già previsto come reato è commesso allo scopo di eseguire uno o più tra i delitti previsti dal decreto legislativo 152 del 2006 o da altra legge posta a tutela dell’ambiente la pena, nel primo caso è aumentata da un terzo alla metà, e nel secondo caso è aumentata di un terzo”. In ogni caso il reato è procedibile d’ufficio. Infine un emendamento dei relatori di maggioranza Pasquale Sollo (Pd) e Gabriele Albertini (Area popolare) è stato approvato con un voto bipartisan e prevede “la confisca delle cose che costituiscono il prodotto o il profitto del reato o che servirono a commettere il reato sarà sempre ordinata salvo che appartengano a persona estranea al reato”.

L’ENI ottiene dalla Croazia una concessione per trivellare di fronte alle coste pugliesi

notriv-terradibari.blogspot.it             –            foto di Nicoletta “Nikka” Mezzina

Nonostante in tutto il resto del mondo il petrolio si stia rivelando un inutile investimento energetico a fronte degli enormi danni ambientali sofferti dai territori, l’ENI ha da poco ottenuto una concessione in Croazia per trivellare lungo la linea di confine delle acque italiane.
L’ENI si è aggiudicata un’area di oltre 12 mila chilometri quadrati di mare posta davanti alle coste pugliesi ed abruzzesi, mentre altre aziende, quali l’inglese MedOilGas, l’americana Marathon Oil, l’austriaca Omv, la croata Ina e l’ungherese Mol, altre concessioni per un totale di dieci aree.
Entro il 2 aprile saranno formalizzati gli accordi di esplorazione con i candidati vincitori ed avviate le ricerche di idrocarburi.

Molto critiche le reazioni di rappresentanti del settore turistico croati dato l’impatto negativo che le trivellazioni avranno sulle coste, e delle associazioni ambientaliste, come Zelena Akcija (Azione Verde) che considera inaccettabile la decisione del governo croato, in quanto la gara per le concessioni è stata avviata senza le necessarie precauzioni e senza la consultazione della popolazione. Inoltre non vi è alcun documento per la gestione strategica e la tutela dell’ambiente marino e delle zone costiere stipulato con i paesi prospicienti che impedisca di svolgere attività potenzialmente dannose nel Mare Adriatico. Toni Vidan, responsabile del programma energetico di Azione Verde, denuncia l’assenza di un adeguato studio di impatto ambientale e che la decisione sia stata presa a porte chiuse, lontano dagli occhi del pubblico e fuori dall’ordinario dibattito in Parlamento.

Il governo italiano tace, mentre si prepara ad allargare le maglie per le concessioni di autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi con lo Sblocca Italia in nome di un “alleggerimento della bolletta energetica” per i cittadini.

Ma a quale prezzo?

E’ notizia di qualche giorno fa il ritrovamento di un’altra carcassa di delfno sulle spiagge di Bari e di alcune tartarughe a Barletta. Pesca a strascico o air-gun?

Fonti:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/04/petrolio-eni-ottiene-croazia-concessione-per-trivellazioni-in-adriatico/1313901/

http://zelena-akcija.hr/hr/programi/energetika_i_klimatske_promjene/reakcija_okolisnih

http://bari.repubblica.it/cronaca/2015/01/03/foto/delfino-104211196/1/#1

Il decreto “Sblocca Italia”, con le sue contraddizioni, rischia di sancire la nuova via italiana al petrolio

INSOSTENIBILE, INCOMPATIBILE, NON DISCUSSO… IL DECRETO “SBLOCCA ITALIA” E’ ANCHE INCOSTITUZIONALE!

Lo spiaggiamento di un capodoglio, avvenuto a Polignano a Mare lo scorso 29 settembre, è l’ennesima dimostrazione dell’incompatibilità esistente tra trivellazioni petrolifere e sviluppo di un’economia sana ed ecosostenibile.

Molti studi scientifici parlano espressamente di un collegamento esistente fra gli spiaggiamenti di capodogli e tartarughe e le prospezioni petrolifere effettuate tramite air-gun, con successivi danni ambientali, ricadute d’immagine per i territori e costi sociali per la rimozione delle carcasse, che finiscono per ricadere sulle tasche della collettività.

Ritenere che le amministrazioni regionali non debbano aver nessun peso sulla determinazione di questo tipo di scelte, è un palese controsenso. Da anni i territori chiedono un tavolo aperto per discutere delle scelte energetiche del Paese, con una visione chiara e nel rispetto del ruolo di ognuno.

L’accelerazione che il Governo sta imponendo sulla conversione in legge del Decreto Sblocca Italia, con particolare riferimento agli artt. 36, 37 e 38, è tuttavia l’evidente dimostrazione di non volere alcuna interlocuzione con i territori.

In esso, oltre alla drastica e riduttiva semplificazione delle procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni per prospezioni e trivellazioni petrolifere, è previsto il totale esautoramento di ogni potere concorrente delle Regioni, sacrificando gli artt. 117 e 118 della Costituzione all’altare di una nuova “era del petrolio”.

La definizione di un’ “Intesa” con le Regioni è un elemento fondamentale, sancito dalla Costituzione e a più riprese riconosciuto da diverse sentenze della Corte Costituzionale, e tuttora vigente data la non ancora intervenuta modifica del Titolo V della Costituzione.

A maggior ragione, questo vale per i procedimenti riconosciuti dallo Stato come “strategici”, fermo restando che, all’improvviso, non tutte le attività di produzione di energia possano diventarlo per decreto.

A fronte di questo attacco, riteniamo valido ma chiaramente insufficiente il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni il 19 settembre 2014, teso a una pur attenta “revisione” degli articoli relativi agli idrocarburi.

Chiediamo con forza, alla Regione Puglia di approvare un nuovo o.d.g. con il quale venga sancito l’impegno al ricorso alla Corte Costituzionale in via principale in caso di mancata revisione degli articoli sulle trivellazioni petrolifere che non rispettano i principi costituzionali, alla stregua di quanto fatto dai Consigli regionali di Basilicata e Abruzzo.

Chiediamo con forza, alla Regione Puglia di farsi promotrice di tale istanza verso le altre regioni e verso la Conferenza stessa, riavviando il percorso che aveva portato cinque consigli regionali (Puglia, Veneto, Abruzzo, Molise e Marche) ad approvare una proposta di legge alle Camere riguardante il “divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi”.

Chiediamo con forza, ai parlamentari pugliesi e ai rappresentanti tutti della Commissione Ambiente di non essere responsabili dell’avvallo a un atto legislativo che, in maniera manifesta, non rispetti i principi della Carta Costituzionale, rendendo “strategiche” tutte le attività energetiche fatta eccezione per quelle rivenienti da fonti rinnovabili.

Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi

Brindisi Bene Comune

Comitato Balneari Puglia

Comitato No al Carbone Brindisi

Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili

Comitato per la Tutela del Mare del Gargano

Comitato Tutela Porto Miggiano

Contramianto e altri rischi onlus

Coordinamento Naz. No Triv

Coordinamento No Triv – Terra di Bari

Garganistan

Gruppo Archeologico Garganico Silvio Ferri

Legambiente Puglia

Movimento Stop Tempa Rossa Taranto

PeaceLink

Rete No Triv Gargano

Salviamo il Paesaggio – Terra di Bari

Wwf Puglia

(PUGLIA)

Comitato Med No Triv

Comitato No Scorie Trisaia

Ola – Organizzazione lucana ambientalista

(BASILICATA)

Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano

(CAMPANIA)

Associazione culturale Sciami

Comitato No Triv Sicilia

(SICILIA)

Il Comune di Molfetta approva un odg su “No Triv”, ma senza osservazioni

CITTÀ DI MOLFETTA    PROVINCIA DI BARI

DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE     del 1/08/2014

OGGETTO. Ordine del Giorno della Commissione Esecutiva del Forum di Agenda 21 della Città di Molfetta sul tema della prospezione nel mare della Global Petrolum Limited. (su richiesta di Consiglieri).

IL CONSIGLIO COMUNALE DELLA CITTA’ DI MOLFETTA

PREMESSO CHE:

la società Global Petroleum Limited con sede legale in Australia, infatti, di recente ha comunicato di aver inviato al Min. dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare ai sensi dell’art. 23 del D.Lgsl nr. 152/2006 le istanze per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto: Intervento di indagine geofisica 2D, ed eventualmente 3D, nell’aree dell’istanze di permesso di ricerca in mare “d80 F.R.-.GP, d81 F.R.-.GP, d82 F.R.-.GP, d83 F.R.-.GP” – “Prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a mare”. Il progetto è localizzato nel bacino dell’Adriatico meridionale all’interno dell’area marina “F”. Le aree in istanza hanno rispettivamente un’estensione che varia in un range tra 744,8 km2 e 749,9 Km2 per un totale di quasi 3000 chilometri quadrati che coprono quasi la metà della costa pugliese, interessando i Comuni di Molfetta, Giovinazzo, Bari, Mola di Bari, Polignano a Mare, Monopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi, San Pietro Vernotico e Torchiarolo;

VISTO CHE:

la Puglia continua a ribadire il suo fermo “NO” al Petrolio. Infatti, in perfetta sinergia tra società civile ed istituzioni, la popolazione in diverse occasioni è scesa in piazza e la Regione Puglia si è resa megafono di tali istanze nonché collante tra le regioni adriatiche e ioniche in questa battaglia anche attraverso le proposte di legge alle Camere (MORATORIA CONTRO LE RICERCHE PETROLIFERE E LE TRIVELLAZIONI NELL’ADRIATICO), per vietare la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque dell’Adriatico, approvate da cinque Assemblee regionali (Puglia, Veneto, Abruzzo, Molise e Marche);

RIBADENDO
Il proprio NO alle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto proposto dalla società Global Petroleum Limited riaffermando il parere favorevole alla proposta di MORATORIA CONTRO LE RICERCHE PETROLIFERE E LE TRIVELLAZIONI NELL’ADRIATICO

IMPEGNA

Il Sindaco Paola Natalicchio ad attivarsi e farsi promotore, in ogni sede istituzionale utile, con la massima urgenza, con i Sindaci dei Comuni interessati dalle attività della Global Petroleum (Giovinazzo, Bari, Mola di Bari, Polignano a Mare, Monopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi, San Pietro Vernotico e Torchiarolo) per la costituzione di un tavolo congiunto per la presentazione comune delle osservazioni (che scadono il 4 agosto prossimo) e per l’individuazione di eventuali carenze normative nella documentazione presentata, anche attraverso la nomina di professionisti specifici, nonché di eventuali ulteriori iniziative che si dovessero rendere necessarie.