Azzollini e il porto di Molfetta, una legge ad personam potrebbe assolverlo

di Mario Portanova – www.ilfattoquotidiano.it

Antonio Azzollini, campione delle leggi ad se stessum. Il latino è del tutto maccheronico, ma rende l’idea. Il senatore Ncd, presidente della Commissione bilancio, di recente attenzionato per la seconda volta dalla Corte dei Conti, potrebbe scampare dalle accuse che lo hanno fatto finire nel registro degli indagati per la vicenda del porto di Molfetta, città pugliese di cui era sindaco, un appalto da 57 milioni per un’opera mai finita, ma per la quale lo Stato ha stanziato finora oltre 169 milioni. Secondo Repubblica Bari, un piccolo comma inserito in una legge approvata l’anno scorso (quella dei famosi 80 euro di Renzi) potrebbe far cadere una delle accuse contestate al politico alfaniano dalla Procura di Trani. Quella di aver versato 5,7 milioni di euro alle imprese appaltatrici del porto con un “artifizio contabile”, sostengono i pm, in modo tale che il Comune di Molfetta apparisse comunque in regola con il patto di stabilità per gli enti locali.

Repubblica chiama in causa il comma 1-bis dell’articolo 18 del decreto legge n.16 del 2014, poi convertito in legge. E proprio in sede di conversione (prima stranezza) è comparso il “bis” incriminato. Il quale, “per i mutui contratti dagli enti locali antecedentemente al 1o gennaio 2005″ offre una nuova interpretazione di una precedente norma, il comma 76 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Proprio quella che i pm di Trani contestano ad Azzollini di aver violato. La nuova interpretazione è tale che “l’ente locale beneficiario può iscrivere il ricavato dei predetti mutui nelle entrate per trasferimenti in conto capitale, con vincolo di destinazione agli investimenti”. Così facendo, “l’eventuale rimborso da parte dello Stato delle relative rate di ammortamento non è considerato tra le entrate finali rilevanti ai fini del patto di stabilità interno”. Un cavillo supertecnico, ma a sollevare sospetti è innanzitutto il riferimento netto al 2005, visto che il pagamento incriminato era stato iscritto nel bilancio del Comune di Molfetta giusto nel 2004. E l’inchiesta contro Azzollini e una sessantina di indagati era diventata di pubblico dominio il 7 ottobre 2013, con due arresti. Come mai sei mesi dopo, nel marzo del 2014, qualcuno si preoccupa di intervenire sui mutui contratti dai Comuni otto anni prima?

Non è la prima volta che il Parlamento licenzia leggine utili al potente ex sindaco di Molfetta. Fra le accuse della Procura di Trani contro Azzollini c’è quella di avere dirottato i copiosi fondi statali stanziati per il porto ad altre destinazioni, dalla pista di atletica alla sistemazione dei marciapiedi. Molti di questi dirottamenti, però, non possono essergli contestati in virtù di una norma del 2005 (il dl 203 poi convertito in legge), secondo la quale i fondi da quel momento in poi stanziati per il porto di Molfetta potevano essere utlizzati anche per “la realizzazione di opere di natura sociale, culturale e sportiva”. Il pronto soccorso ad Azzollini è spesso bipartisan. Nell’ottobre scorso il Pd è stato determinante per respingere la richiesta della Procura di Trani di utilizzare alcune intercettazioni telefoniche – sempre relative all’inchiesta sul porto – in cui compariva il parlamentare. Il prezzo pagato dai dem fu una lacerazione interna con tanto di autosospensione del senatore Felice Casson. Una vicenda che ha poi pesato sulla sua decisione di candidarsi a sindaco di Venezia, con la prospettiva di lasciare Palazzo Madama (e i suoi compromessi) se eletto.

“Messa in sicurezza” del porto? Dissequestriamo le carte

Il 4 febbraio u.s. è stata affissa all’albo pretorio comunale la “DELIBERA DI GIUNTA N.14 DEL 28/01/2015: OPERE DI MESSA IN SICUREZZA DEL NUOVO PORTO COMMERCIALE DI MOLFETTA. APPROVAZIONE PROGETTO ESECUTIVO”. Da mesi il dibattito politico cittadino, dentro e fuori il Palazzo di Città, si è sviluppato intorno al tema del nuovo porto commerciale e dalla lettura della Delibera n. 14 ci aspettavamo di cogliere elementi utili per farci un’idea di quello che la “Nuova Molfetta” ha intenzione di fare su questo progetto. Investire oltre 7 milioni di euro per la “messa in sicurezza” vuol dire dare chiari indirizzi di sviluppo successivo dell’opera; investire tale somma vuol dire predisporre, bloccandolo, il progetto esistente per poi continuarlo come previsto; oppure, mettere in sicurezza le opere già esistenti potrebbe significare bonificare completamente l’intera area direttamente interessata ai lavori comprendendo anche quell’area più esterna alla “zona rossa” verso l’inutile sperone già completato?

Insomma la “messa in sicurezza” potrebbe dire e significare tante cose ma la delibera non le spiega e non fornisce alcuna chiave di lettura, almeno quella affissa all’albo pretorio. Il cittadino attento rimane deluso leggendo questa delibera perchè, oltre a leggere tra i progettisti il nome dell’Ing. Gianluca LOLIVA, uno dei 61 indagati dell’Operazione D’Artagnan (responsabile della R.T.I. costituita tra Acquatecno s.r.l., Architecna Engineering s.r.l., Idrotec s.r.l. e la ditta individuale G. Loliva), si rende conto che qualcosa non quadra.

Intanto le 15 Relazioni, i 9 Elaborati grafici generali, i 26 Elaborati grafici Banchine Nord-Ovest e Martello, i 5 Elaborati grafici secondo braccio del molo di sopraflutto, l’Elaborato grafico degli impianti, il Piano di Sicurezza e Coordinamento, sono solo un mero elenco riportato due volte in delibera ma non allegato alla stessa. Ora ci chiediamo se questa amministrazione vuole veramente essere diversa da quella guidata da Azzollini e dimostrare la discontinuità dal passato? Non ci sembra che con questo atto amministrativo possa dimostrarlo, anzi peggiora quell’immagine di trasparenza e partecipazione che ha alimentato e alimenta la quotidiana propaganda politica. Quando si legge nel corpo della delibera, a pag.5, che gli obiettivi del ” Progetto dei lavori di messa in sicurezza e salvaguardia delle opere di costruzione del porto Commerciale di Molfetta“, si potrebbe intuire che le carte presentate dall’Ing. LOLIVA siano qualcosa di diverso da quello che l’amministrazione comunale vuole farci intendere e che nei fatti è nel titolo, abbastanza generico, della delibera n.14 del 28.01.2015, “Opere di messa in sicurezza del Nuovo Porto Commerciale di Molfetta“.

Per questi motivi abbiamo presentato in data 16 febbraio 2015 prot. n. 11850, la richiesta di presa visione e copia di tutti gli elaborati tecnici, grafici e relazioni del progetto esecutivo contenuti nella “DELIBERA DI GIUNTA N.14 DEL 28/01/2015: OPERE DI MESSA IN SICUREZZA DEL NUOVO PORTO COMMERCIALE DI MOLFETTA. APPROVAZIONE PROGETTO ESECUTIVO” (affissa all’Albo Pretorio il 4.1.2015 al numero progressivo 201), ai sensi della legge 241/90 (modificata e integrata dalla Legge 15/2005) e del decreto legislativo n. 33/2013. 

Invitiamo tutti i cittadini attivi ad inoltrare la stessa richiesta al Sindaco e al Segretario Comunale affinché tutti siano consapevoli e informati sulla sorte delle opere sequestrate del nuovo porto commerciale e di come questa amministrazione vuole “metterle in sicurezza“. Infine suggeriamo a chi in questi giorni dichiara che il dibattito sul porto è “stato sequestrato“, di attivarsi con noi per il “dissequestro dei documenti” e la loro pubblicazione in rete, in modo che il vero dibattito sul futuro del porto possa nascere sulla base della conoscenza dei progetti vecchi e nuovi. Questa sì che sarebbe una festa per la democrazia e della partecipazione vera, e non solo propagandata.

Messa in sicurezza Porto n.14_28.1.2015

Emergenza Adriatico – Pochi giorni per fermare le trivelle croate

La Croazia ha appena annunciato trivellazioni in tutto l’Adriatico: a poca distanza dalle coste italiane e in un mare chiuso in cui la più piccola perdita di petrolio potrebbe causare un disastro ambientale irrimediabile.  Ma la decisione non è definitiva.  La Croazia vive di turismo, in buona parte proprio turisti italiani (oltre 1 milione!), attirati da spiagge e mari incontaminati.

Firma subito QUI e condividi con tutti e non appena arriveremo a 150mila firme faremo arrivare la protesta italiana ovunque su giornali e tv croati per far capire al Governo che andare avanti con le trivellazioni significa mettere a rischio l’economia del Paese.

Stiamo già mobilitando tutto e tutti dalla pesca, alla protezione della fauna, dell’ambiente, al rischio geologico, fino ai residui bellici che rendono le trivellazioni pericolose: avremo un dossier inattaccabile, che ha già convinto il governo italiano a sospendere molte trivellazioni proprio nell’Adriatico.

Ma sappiamo che bastano due cifre per convincere definitivamente il governo croato: i circa 100 milioni di investimenti in media all’anno promessi dalle multinazionali del petrolio contro i circa 7 miliardi all’anno che derivano dal turismo. Basterebbe perdere per colpa di questo progetto 150mila dei 12milioni di turisti annuali, e tutta l’operazione sarebbe un fallimento per l’economia croata.

Grazie alla mobilitazione di centinaia di migliaia di possibili turisti tedeschi abbiamo appena contribuito a fermare simili trivellazioni vicino ad Ibiza. E la Croazia non può fare a meno del turismo, che è oltre il 20% del suo PIL: sarà semplicemente terrorizzata di perdere anche la più piccola percentuale di turisti italiani.

Firma subito QUI e condividi con tutti i tuoi amici

La comunità di Avaaz è già stata cruciale nel 2014 per salvare pezzi bellissimi del nostro ambiente: dal Parco Naturale del Sirente-Velino in Abruzzo, alle cime più alte delle Apuane, fino alla mobilitazione per il Clima che anche in Italia ha coinvolto decine di città e decine di migliaia di persone. E ora sta a noi lottare per l’Adriatico e forse l’intero Mediterraneo.

Con speranza e determinazione,

Luca, Francesco, Juliane, Luis, Sam, Christoph e tutto il team di Avaaz

MAGGIORI INFORMAZIONI

Petrolio, dalla Croazia 10 concessioni per trivellare nell’Adriatico. C’è anche l’Eni (Repubblica)
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/01/04/news/petrolio_croazia_eni-104271036/

Turismo record in Croazia vale quasi il 21% del Pil (Il Piccolo)
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2015/01/05/news/turismo-record-in-croazia-vale-quasi-il-21-del-pil-1.10612126

La corsa energetica della Croazia preoccupa il settore turistico (Wall Street Journal – IN INGLESE)
http://www.wsj.com/articles/croatias-rush-to-energy-development-worries-tourist-sector-1420207738

No alle trivellazioni nell’Adriatico. Stop da Tar Lazio e Regione Basilicata (ADNkronos)
http://www1.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Risorse/No-alle-trivellazioni-nellAdriatico-stop-da-Tar-Lazio-e-Regione-Basilicata_313755751877.html

Croazia, la vittoria del centro-destra non cambia nulla per il sì alle trivellazioni offshore (GreenReport)
http://www.greenreport.it/news/croazia-vittoria-centro-destra-non-cambia-nulla-per-si-alle-trivellazioni-offshore/

Turisti tedeschi raccolgono 180mila firme contro le trivellazioni alle Baleari (El Mundo – IN SPAGNOLO)
http://www.elmundo.es/ciencia/2014/08/05/53e0ba38ca4741b27a8b457a.html

Piattaforme petrolifere in Adriatico, il Wwf preoccupato per l’ecosistema (Rimini today)
http://www.riminitoday.it/green/life/piattaforme-petrolifere-in-adriatico-il-wwf-preoccupato-per-l-ecosistema.htm

L’ENI ottiene dalla Croazia una concessione per trivellare di fronte alle coste pugliesi

notriv-terradibari.blogspot.it             –            foto di Nicoletta “Nikka” Mezzina

Nonostante in tutto il resto del mondo il petrolio si stia rivelando un inutile investimento energetico a fronte degli enormi danni ambientali sofferti dai territori, l’ENI ha da poco ottenuto una concessione in Croazia per trivellare lungo la linea di confine delle acque italiane.
L’ENI si è aggiudicata un’area di oltre 12 mila chilometri quadrati di mare posta davanti alle coste pugliesi ed abruzzesi, mentre altre aziende, quali l’inglese MedOilGas, l’americana Marathon Oil, l’austriaca Omv, la croata Ina e l’ungherese Mol, altre concessioni per un totale di dieci aree.
Entro il 2 aprile saranno formalizzati gli accordi di esplorazione con i candidati vincitori ed avviate le ricerche di idrocarburi.

Molto critiche le reazioni di rappresentanti del settore turistico croati dato l’impatto negativo che le trivellazioni avranno sulle coste, e delle associazioni ambientaliste, come Zelena Akcija (Azione Verde) che considera inaccettabile la decisione del governo croato, in quanto la gara per le concessioni è stata avviata senza le necessarie precauzioni e senza la consultazione della popolazione. Inoltre non vi è alcun documento per la gestione strategica e la tutela dell’ambiente marino e delle zone costiere stipulato con i paesi prospicienti che impedisca di svolgere attività potenzialmente dannose nel Mare Adriatico. Toni Vidan, responsabile del programma energetico di Azione Verde, denuncia l’assenza di un adeguato studio di impatto ambientale e che la decisione sia stata presa a porte chiuse, lontano dagli occhi del pubblico e fuori dall’ordinario dibattito in Parlamento.

Il governo italiano tace, mentre si prepara ad allargare le maglie per le concessioni di autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi con lo Sblocca Italia in nome di un “alleggerimento della bolletta energetica” per i cittadini.

Ma a quale prezzo?

E’ notizia di qualche giorno fa il ritrovamento di un’altra carcassa di delfno sulle spiagge di Bari e di alcune tartarughe a Barletta. Pesca a strascico o air-gun?

Fonti:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/04/petrolio-eni-ottiene-croazia-concessione-per-trivellazioni-in-adriatico/1313901/

http://zelena-akcija.hr/hr/programi/energetika_i_klimatske_promjene/reakcija_okolisnih

http://bari.repubblica.it/cronaca/2015/01/03/foto/delfino-104211196/1/#1

Il governo peggiora ancora lo sblocca-trivelle. Ora piu’ che mai le regioni ricorrano alla corte costituzionale

Continua, incessante e senza sosta, l’attività del Governo per aprire la strada alle trivellazioni petrolifere.

Aveva già destato allarme la conversione in legge dello Stato (L.11 novembre 2014, n.164) del decreto “Sblocca Italia”, in grado di scatenare la reazione dei territori contro la mancanza di coinvolgimento in ogni scelta di tipo energetico rappresentata dal disposto degli artt. 36, 37 e 38.

La Legge di Stabilità, approvata il 22 dicembre scorso, ha ulteriormente peggiorato la situazione, modificando ulteriormente l’art. 38 e rendendo chiare (se ancora ve ne fosse bisogno) le intenzioni del governo sul tema.

Così, diventano “strategiche” (e quindi seguono procedure autorizzative facilitate ed accelerate) “tutte le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento di idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti, comprese quelle localizzate al di fuori del perimetro delle concessioni di coltivazioni”.

E come se non bastasse, l’art.38 viene modificato proprio nella sua parte più discussa (la legittimità costituzionale del superamento dell’intesa vincolante con le Regioni), creando per di più una doppia regolamentazione:

  • per quanto riguarda le trivellazioni off-shore tutto rimane come stabilito nello “Sblocca Italia”
  • per le trivellazioni su terraferma, la definizione delle zone all’interno delle quali vengono individuate le aree “strategiche” avviene a opera dei Ministeri competenti, previa intesa non più con le Regioni direttamente interessate dai singoli interventi, ma con la loro Conferenza Unificata creando, in tal modo, una complicata situazione che, di fatto, continua a togliere poteri decisionali alle Regioni stesse.

Nella sostanza, il quadro resta molto grave e tale situazione, oltre a rappresentare un deliberato attacco alle autonomie regionali, continua a presentare evidenti problemi di legittimità costituzionale.

Legittimità costituzionale che va salvaguardata, e non barattata in cambio di piccoli miglioramenti che salvaguardino alcune situazioni specifiche.

Sempre più è importante la presentazione, senza ulteriori indugi, del ricorso alla Corte Costituzionale avverso agli artt. 36, 37 e 38 citati, che la Puglia (e altre regioni) hanno chiesto alle rispettive Giunte in questi mesi. Il termine ultimo per la presentazione del ricorso è il 10 gennaio 2015.

Sempre più è importante proseguire la battaglia civile e culturale contro le trivellazioni petrolifere avviata in Puglia cinque anni fa e proseguita, grazie al faticoso lavoro di comitati movimenti e associazioni, senza mai abbassare la guardia (non ultima la Carta di Termoli del 4 Dicembre 2014).

Sempre più l’impegno a favore di modelli di sviluppo moderni e sostenibili passa oggi per la ferma reazione, unanime e congiunta, contro lo “Sblocca Italia” e il suo insano attacco alle autonomie locali.

Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili

Coordinamento No Triv – Terra di Bari

No Triv Taranto

Rete No Triv Gargano

Comitato per la Tutela del Mare del Gargano

Comitato Tutela Porto Miggiano

 

ARCI- Biblioteca di Sarajevo di Maglie

ARTIsTà

Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi

Assoartisti Taranto

Brindisi Bene Comune

Comitato Bonifica Molfeta

Comitato No al Carbone Brindisi

Contramianto e altri rischi onlus

Forum di Agenda 21 del Comune di Molfetta

Garganistan

Italia Nostra – Sezione Sud Salento

LILT Lecce

Movimento “in Comune” di Fasano

Salviamo il Paesaggio – Terra di Bari

Comitato Med No Triv

1000 x Taranto

L’amministrazione comunale nega informazioni e documenti alla città e il CBM prepara una petizione

Comunicato stampa

L’amministrazione comunale nega informazioni e documenti alla città e il CBM prepara una petizione

Lunedì 1 Dicembre u.s. si è tenuta presso la sala stampa di Palazzo Giovene, a cura del COMITATO BONIFICA MARINA (CBM), una conferenza stampa sulle diverse criticità che minacciano la salute del nostro mare e sullo stato dell’arte delle attività di bonifica.

A fare da ponte con la precedente conferenza pubblica del CBM, tenutasi presso la Sala Finocchiaro l’8 aprile 2014, sono state una serie di clips-video estrapolate dall’intervento del nostro Sindaco Paola Natalicchio tenuto in quella occasione.

Il primo cittadino, allora, invitò la cittadinanza attiva a collaborare con le istituzioni sulle tematiche della bonifica del porto e di Torre Gavetone, nonché sulla necessità di costituire un osservatorio epidemiologico comunale di monitoraggio sugli effetti dell’alga tossica (Ostreopsis ovata). Tutti gli impegni presi pubblicamente dalla amministrazione sono stati tutti completamente disattesi.

Tutte le interpellanze, e successivi solleciti, presentate dal CBM all’amministrazione comunale non hanno mai avuto risposte. Questo atteggiamento poco rassicurante è ancora più inaccettabile dal momento che la nostra comunità è inserita nel circuito delle CITTÀ SANE.

A rappresentare la marineria molfettese Vitantonio Tedesco (Vice Presidente del CBM) che ha delineato un quadro, a dir poco preoccupante, sullo stato di salute del comparto della pesca, flagellato appunto anche dalla presenza di ordigni bellici inesplosi e dalla presenza di anomale masse di mucillagini marine. A tal proposito è stato proiettato un documento filmato di Daniele Marzella e prodotto dal Nucleo Sub Molfetta, in collaborazione del Comitato Bonifica Molfetta, a testimoniare le più importanti criticità del nostro mare; gli ordigni, l’alga tossica e gli scarichi delle acque degli impianti di depurazione.

A fine conferenza è stata illustrata la petizione che il CBM promuoverà nei prossimi giorni in città per :

– l’istituzione di una commissione comunale di studio tecnico-scientifico sull’esposizione cronica alle tossine dell’Ostreopsis ovata (alga tossica);

–   la creazione di un osservatorio che rilevi le ricadute della stessa sull’ecosistema;

– la convocazione di un “Forum cittadino” permanente di comunicazione e informazione sulle problematiche inerenti l’alga tossica.

     Molfetta, 20.12.2014

                                                                                 Comitato Bonifica Molfetta

Cosa è accaduto a Torre Gavetone il 2 e 3 dicembre, ricognizione o bonifica?

Mentre attendiamo ancora risposte dall’Amministrazione Comunale alle nostre interrogazioni, denunce e diffide, la scorsa settimana al silenzio delle istituzioni, si è aggiunta la beffa. L’ufficio stampa del Comune nella mattinata di sabato 29 novembre ha pubblicato sul sito istituzionale un comunicato stampa in cui si diceva:

“Partirà martedì 2 dicembre 2014 la prima operazione di ricognizione per la bonifica dagli ordigni bellici delle acque di Torre Gavetone. Quel tratto di costa è tra le spiagge libere più amate dai molfettesi ma abbiamo dovuto vietare la balneazione per la nota presenza di ordigni bellici. È per questo che siamo grati alla Marina Militare per aver accolto il nostro invito a operare anche in quella zona da anni oggetto di interdizione”…. E poi : “Il nucleo Sdai – spiega il sindaco – ha nelle ultime settimane effettuato la bonifica in un’area importante del porto, una zona di ingresso ad alta densità di ordigni, inerti e cavi in acciaio che sarà presto interessata dai lavori di messa in sicurezza. Come previsto dal contratto dopo lo Sdai entra in acqua una società privata incaricata di effettuare nelle stesse aree la verifica necessaria per ottenere la seconda e definitiva certificazione delle aree. Durante questa seconda fase il nucleo Sdai è libero di operare e per questo motivo abbiamo richiesto l’intervento nella zona antistante Torre Gavetone”.

Il sindaco ha anche emanato un’ordinanza di interdizione al traffico veicolare e pedonale dell’area a ridosso di Torre Gavetone, nel tratto compreso tra l’area di parcheggio terza cala fino al confine col Comune di Giovinazzo per una distanza dalla battigia fino a cinquanta metri, verso l’entroterra.

Un’ordinanza “fuori ordinanza”, sarebbe il caso di dire, perché oltre ad essere stata pubblicata alle ore 13,00 del 1 dicembre u.s., quindi 48 ore dopo l’annuncio dell’ufficio stampa e dopo l’inizio delle cosiddette “attività di ricognizione per la bonifica” annunciate dal Sindaco. Infatti, l’ordinanza così recitava: Ordinanza di interdizione al traffico veicolare e pedonale dell’area a ridosso di Torre Gavetone, nel tratto compreso tra area di parcheggio terza cala fino al confine con il Comune di Giovinazzo per operazioni di bonifica specchio acqueo antistante la battigia” (Ord. n. 79046 del 28.11.2014). Il Sindaco, ordina altresì al Vice-Comandante della Polizia Locale-Municipale ci concordare con le associazioni di volontariato preposte alla protezione civile di mettere a disposizione le unità di personale, necessarie a garantire la sicurezza della pubblica e privata incolumità, secondo le direttive impartite dal comandante del Nucleo SDAI di Taranto. Ebbene, la mattina dell’1 Dicembre abbiamo voluto verificare l’attendibilità del comunicato stampa del 29 novembre; dopo aver constatato che all’albo pretorio fino alle 12.00 non era stata pubblicata alcuna ordinanza e nemmeno il sito della Capitaneria di Porto riportava alcuna notizia, siamo giunti a Torre Gavetone, ma non abbiamo notato, almeno fino alle 12.30, alcuna attività.

Eppure l’ordinanza (che è apparsa nella tarda mattinata del 1 dicembre sul sito del comune) parlava di inizio bonifica dall’1 al 3 dicembre. L’unica novità era il transennamento della battigia della zona antistante la pinetina di Torre Gavetone. Abbiamo ricevuto notizie delle attività svolte nei giorni 2 e 3 dicembre, ma non risulta esserci stato alcun salpamento di ordigni con relativo trasferimento in cava, o altro sito, con relativo brillamento. Tra l’altro sono state pubblicate le foto del sindaco e assessore in compagnia di Polizia Municipale e volontari che passeggiavano tranquillamente nella zona interdetta dalla dubbia ordinanza n. 79046 del 28.11.2014. Forse si riferiva alla loro incolumità quando nell’ordinanza si invocava la presenza di Forze di Polizia e volontari necessarie a garantire la sicurezza della pubblica e privata incolumità”? A questo dobbiamo aggiungere anche la presenza di inconsapevoli cittadini a bordo di piccole imbarcazioni che pescavano polpi a pochi metri dai mezzi militari e all’interno delle coordinate interdette senza che alcun pubblico ufficiale presente li abbia invitati ad allontanarsi.

Pertanto, non essendo molto chiara la situazione, ci chiediamo che tipo di attività abbiano realmente svolto i militari dello SDAI nelle mattinate del 2 e 3 dicembre? Il comunicato del 29 dicembre parlava di “prima operazione di ricognizione”, mentre l’oggetto dell’ordinanza del 28.11.2014 parlava di “operazioni di bonifica specchio acqueo antistante la battigia”. Non crediamo si possa giocare con le parole quando si tratta di sicurezza e salute pubblica, la cittadinanza deve conoscere la verità ed essere aggiornata sulla presenza di ordigni convenzionali e chimici nello specchio acqueo antistate Torre Gavetone e all’interno delle coordinate dell’Ordinanza del 3.2.2011. Il Sindaco risponda a queste domande e anche a quelle che abbiamo inoltrato, con sollecito e diffida, da aprile ad oggi.

Il consiglio di gestione    “Comitato Bonifica Molfetta”

Ordinanza.T.Gavetone1.12.2014

Caparezza folgorato da Stendhal

 di Angela Mayr – ilmanifesto

Sotto i folti ricci si è instal­lato un plo­tone di bol­sce­vi­chi, «trotz­ki­sti» pun­tua­lizza men­tre pran­ziamo in un risto­rante romano. Nella piazza Rossa di Mosca è stato arre­stato dalla poli­zia per­ché ritratti le sue idee, così nel nuovo video che accom­pa­gna Avrai ragione tu nuovo sin­golo del suo ultimo album Museica che si è por­tato a casa oltre a un disco di pla­tino anche una pre­sti­giosa Targa Tenco come «miglior disco 2014» che gli verrà con­se­gnata que­sta sera. Capa­rezza comu­ni­sta? «Nel dub­bio pre­fe­ri­sco l’ideologia al ‘cogno­mi­smo dei giorni nostri’dice. Insomma meglio comu­ni­sti che ren­ziani, gril­lini.… Tra realtà e fin­zione la testa di Michele Sal­ve­mini in arte Capa­rezza vola alto, tra molti mondi. Desti­na­zione pre­fe­rita chi­na­town , la città dell’inchiostro, della scrit­tura pro­di­gio di sal­vezza, «basta un foglio bianco altro che Freud» come spiega l ‘omo­nima can­zone. Album auto­pro­dotto che scop­pia di can­zoni –per alcune non c’era più posto– e temi, con­ce­pito come audio­guida al pro­prio museo per­so­nale museica.

Intanto sono rico­min­ciati i con­certi del can­tau­tore rap­per di Mol­fetta lungo lo sti­vale, dopo una paren­tesi «live» prima euro­pea e poi ame­ri­cana. Reduce di un tour prima euro­peo e poi ame­ri­cano lo abbiamo incon­trato a Roma, pochi giorni dopo.

Hai vinto la targa Tenco
È un pre­mio che mi fa dav­vero pia­cere rice­vere a dif­fe­renza di altri pen­sati solo per avere un arti­sta o qual­cuno di popo­lare in un certo posto. Qui c’è una giu­ria di gior­na­li­sti, per­sone che non ho pagato per otte­nerlo. Mi inor­go­gli­sce per­ché ho messo l’anima per fare que­sto cd e credo che sia piut­to­sto com­plesso rispetto a molte cose che ascolto in giro.

Lo spunto del disco sono alcuni capo­la­vori dell’arte moderna e non dal sociale e dalle dif­fi­coltà del reale così come ci hai abi­tuato. Per­ché?
A 41 anni sen­tivo la neces­sità di con­cen­trarmi su qual­cosa che mi pia­cesse. Sic­come sono una per­sona par­ti­co­lare, e rara­mente mi piac­ciono le cose, ho una visione della vita, anche sor­ri­dendo, piut­to­sto nega­tiva. Tutto ciò che di posi­tivo mi col­piva era di ori­gine crea­tiva, let­te­ra­tura, cinema, danza, musica pit­tura. A met­termi in crisi le mie lacune sulla pit­tura che ho voluto col­mare stu­diando e visi­tando musei. Lì ho avuto le mie fol­go­ra­zioni, le mie sin­dromi di Stendhal.

Le situa­zioni dif­fi­cili, la rab­bia da ela­bo­rare. Que­sto motore non c’è più?
Que­sta cosa c’è sem­pre, la mia scrit­tura è rea­zio­na­ria, uso una brutta parola. Rea­zio­na­ria, nel senso che ricevo qual­cosa che mi infa­sti­di­sce e rea­gi­sco di con­se­guenza. Io che non ho que­sta visione edi­fi­cante dell’essere umano in gene­rale tro­van­domi di fronte a que­ste opere che met­tono in risalto la figura umana, sal­vano la figura stessa, capo­vol­gendo la mia visione gene­rale del mondo. Non che sia meno cata­stro­fi­sta di prima, però sicu­ra­mente più solare.

La scin­tilla ini­ziale di museica è par­tita da Van Gogh. «..fai la coda per lo smart­phone, tu sei pazzo Mica van Gogh» recita la canzone.

Alcuni aspetti della parte che cri­tico (i ragazzi messi a con­fronto con il pit­tore, nda) sono anche miei e di molti di noi. Mi ha col­pito la genia­lità di Van Gogh, la sua osses­sione per l’arte che era per lui qual­cosa di più, il suo espres­sio­ni­smo, il punto di vista per­so­nale nelle sue raf­fi­gu­ra­zione. In par­ti­co­lare La natura morta con bib­bia per la sua rap­pre­sen­ta­zione dei due mondi incon­ci­lia­bili tra padre e figlio: la bib­bia del padre al cen­tro, aperta, e il volume di Emile Zola ‘La gioia di vivere’ che Vin­cent non doveva leg­gere chiuso in un angolo. Ho pen­sato che non poteva certo essere l’opera di un folle, ma di una per­sona con una luci­dità spic­cata e sen­si­bi­lità molto alta.

In quali aspetti di Van Gogh ti iden­ti­fi­chi di più?

Credo nell’ossessione, quella che mi porta forse ad essere intrat­ta­bile durante la pre­pa­ra­zione dei dischi. L’ossessione della ricerca, di come viene un pezzo, la paura di non essere accet­tato, giu­di­cato, che era un po’ la sua, di non essere capito, di venire recen­sito in malo modo, come I man­gia­tori di patate che furono recen­siti come un quadraccio.

‘Comun­que dada’ è la can­zone più didat­tica dell’album, spiega alla per­fe­zione cosa era quel movimento…

Il dadai­smo mi ha fol­go­rato, è diven­tato una mia pic­cola osses­sione. Tutto, dal con­te­sto sto­rico dei dadai­sti al loro rifiuto di andare in guerra per ritro­varsi poi in un ter­ri­to­rio neu­trale a Zurigo. Creare un arte che distrug­gesse l’arte men­tre fuori si distrug­geva l’umanità. Que­sto ripar­tire da zero, un per­corso che è nato e poi morto, per­ché non poteva reg­gere. Sono i padri dell’arte moderna, trovo geniali le loro intui­zioni. A me piace poi molto l’idea del diser­tore, la trovo molto patriot­tica. Per­ché in fondo il diser­tore decide di non pat­teg­giare per quella parte di patria, per quel modello di patria, met­tendo a rischio e peri­colo la sua vita. Anche chi va in guerra rischia la vita, però lo fa con tutti gli onori del caso, men­tre il diser­tore viene sem­pre visto come un vile. Non c’è niente di vile nell’avere la con­sa­pe­vo­lezza che la vita è una sola, è piut­to­sto razio­ci­nio. Hugo Ball che si inven­tava le parole ha molto più senso dell’intera arma bel­lica. Mi sono inna­mo­rato del dadai­smo, ma mi sono reso conto che non poteva soprav­vi­vere, doveva diven­tare altro..

‘La mia testa nei morsi di gogna, i sensi di colpa nei sorsi di cognac’ in Fai da tela. Stu­pi­sce leg­gere que­ste parole pen­sando ai tuoi suc­cessi sem­pre cre­scenti, al pub­blico che ti adora.

In quel testo mi rife­ri­sco ai giu­dizi. Non tutti sono dei miei esti­ma­tori, c’è chi mi cri­tica mosso da pre­giu­di­zio. Lo scon­forto è anche se qual­cuno mi ha rite­nuto non meri­te­vole delle atten­zioni che ricevo. Sono stato oggetto di cri­ti­che feroci da parte di gente che fa rap in Ita­lia, sem­pli­ce­mente per­ché riten­gono il genere ‘di loro pro­prietà. L’unica ancora di sal­vezza, al meno per me, è ras­se­gnarmi: l’essere umano è fatto così. A volte deve distrug­gere, ecco per­ché dico fai da tela.

So che in pas­sato hai dovuto subire attac­chi ed offese pesan­tis­simi. E’ una ferita rima­sta aperta? Nel Sogno ere­tico, tuo album pre­ce­dente, quella tema­tica era sparita

Ha cam­biato pelle, per­ché in Gior­dano Bruno comun­que par­lavo anche dei suoi tor­menti in maniera diversa, l’eretico che viene bru­ciato per le sue idee per saziare la fame di vio­lenza e di ven­detta del pub­blico. L’esposizione sulla pub­blica piazza. È que­sto essere oggetto di vio­lenza, anche di scherno, è una ferita sem­pre aperta. Si creano mito­lo­gie intorno a te quando diventi popo­lare. Col web poi è espo­nen­ziale: si leg­gono dei com­menti in rete agghiac­cianti. Una forma di odio che non posso far finta che non esi­sta, al limite la metabolizzo.

Par­liamo di una tua can­zone diven­tata cult Eroe, forse la più bella can­zone sul lavoro moderna. Per Renzi gli eroi sono gli imprenditori…

Io sostengo che gli ope­rai siano alla base di tutto. Sono gli ope­rai che fanno in modo che esi­sta l’imprenditore. Un impren­di­tore senza ope­rai non può esi­stere. Men­tre può esi­stere una fab­brica senza impren­di­tori se gli ope­rai si autogestiscono.…

Cosa pensi dell’abolizione dell’articolo 18 voluto dal governo Renzi

È pos­si­bile che io abbia dei limiti cere­brali ma pro­prio non rie­sco a capire che rela­zione ci sia tra la cre­scita di un’impresa e il licen­zia­mento di un ope­raio bises­suale, o comu­ni­sta, testi­mone di Geova, con la «erre» moscia. Per­ché licen­ziare un lavo­ra­tore per futili motivi dovrebbe por­tare un’impresa a cre­scere eco­no­mi­ca­mente. Per­ché pagar­gli una buona uscita dovrebbe essere più remu­ne­ra­tivo che integrarlo?

Chiu­diamo con la Puglia. Hai mai pen­sato di fare un’ opera rock sulle sue cri­ti­cità, come le bombe chi­mi­che di Mol­fetta, la minac­cia tri­velle, il quar­tiere Tamburi.

No, non ho mai pen­sato di fare un’opera rock sulla Puglia. Sento di aver già messo in luce le con­trad­di­zioni della mia regione per cui sarebbe poco sti­mo­lante per me tor­nare ad affron­tare l’argomento. Con­ti­nuerò a farmi gui­dare dalla mia «luc­ci­canza» come in Shi­ning, giu­sto per fare un esem­pio rassicurante.

Corruzione, il Senato reagisce e dà un segnale: salvati due politici indagati

di F. Q. – www.ilfattoquotidiano.it

Il Pd commissariato a Roma, un assessore comunale e un consigliere regionale costretti alle dimissioni. E il premier-segretario Matteo Renzi che giusto ieri sera a Bersaglio mobile di Enrico Mentana riproponeva il “daspo” a vita per i corrotti, una sorta di “eragastolo”, così lo ha definito, che li tenga lontani per sempre dalla gestione della cosa pubblica. Ma alla prova dei fatti, l’effetto del terremoto provocato dall‘inchiesta Mafia capitale si è già smorzato. In aula al Senato il Pd ha votato contro l’autorizzazione all’uso di alcune intercettazioni contro il parlamentare Ncd Antonio Azzollini, indagato nell’inchiesta sugli appalti per il porto di Molfetta, in provincia di Bari. La decisione rispecchia a linea tenuta dal Pd in giunta per le immunità il 7 ottobre, che aveva provocato una mezza rivolta nel partito, con il senatore Felice Casson (membro della giunta) che si era autospeso dal gruppo bollando la scelta come una “difesa della Casta” e Pippo Civati che aveva vergato un post di fuoco chiedendo “spiegazioni”. Spiegazioni poi fornite a ilfattoquotidiano.it dal capogruppo Giuseppe Cucca, secondo il quale le intercettazioni in cui era rimasto impigliato il parlamentare – in modo indiretto – perché alcuni suoi interlocutori avevano il telefono sotto controllo “non erano casuali, nel senso che i pm sapevano che Azzollini, essendo sindaco di Molfetta, era un interlocutore degli indagati”. Quindi, secondo Cucca, i magistrati avrebbero dovuto “chiedere l’autorizzazione”.

Ma non è tutto: con una giravolta rispetto al voto espresso in Giunta per le elezioni, i dem hanno bloccato l’utilizzo delle intercettazioni per il loro compagno di partito Antonino Papania, indagato a Palermo per corruzione, con l’accusa di aver garantito appalti in cambio di assunzioni clientelari. Il 19 novembre, in Giunta i rappresentanti Pd si erano divisi, e così, con un solo voto di scarto, era passato il via libera solo ad alcune delle conversazioni richieste dal Tribunale del capoluogo siciliano. Questo dopo che il gip aveva già ridotto la portata della richiesta del pm, limitando il numero delle intercettazioni da poter utilizzare. E pazienza se Papania era già da tempo stato definito “impresentabile” dalla commissione di garanzia del Pd, in occasione delle politiche del 2013.

Oggi, in aula, un’ulteriore retromarcia, con la scelta di rimandare il dossier in giunta. A innescare la decisione, l’intervento del senatore palermitano di Gal Mario Ferrara, che ha sollevato perplessità sulla datazione di alcune intercettazioni. Tanto è bastato perché il Pd, con Lega, Fi e Ncd, votasse per il rinvio in giunta, lasciando soli a protestare il Movimento 5 Stelle e alcuni rappresentanti del gruppo Misto. “E’ grave la scelta del Pd – ha commentato Maurizio Buccarella, M5S, relatore della richiesta di concessione dell’autorizzazione – soprattutto il giorno dopo la decisione di commissariare il partito romano per fatti di corruzione e mafia”. E sempre i 5 Stelle fanno notare che la decisione di sospendere l’esame per far tornare di nuovo tutto in Giunta si vota con la semplice alzata di mano, “senza che resti alcuna registrazione di chi abbia votato a favore o contro”. Risultato, un conseguente allungamento dei tempi che potrebbe determinare lo stralcio della posizione di Papania dal procedimento penale attualmente in corso.

Il relatore Buccarella (M5S): “Scelta grave proprio dopo il commissariamento del Pd romano Papania, si legge nella relazione di Buccarella che ripercorre le accuse dei magistrati palermitani, “nell’ambito della gestione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani dell’Ato (Ambito territoriale ottimale) Trapani 1, diretto da Salvatore Alestra, avrebbe istituito un accordo criminoso”. La gestione dei rifiuti è stata data in concessione all’Aimeri Ambiente Srl. Papania avrebbe ricevuto da Orazio Colimberti, direttore dell’Area Sud della concessionaria, “in più occasioni utilità consistite nell’assunzione di numerose persone a lui gradite e da lui segnalate”. In pratica, “in cambio dell’assunzione di personale imposto da Alestra e dal senatore Papania”, Colimberti avrebbe ottenuto per la sua società “il benestare degli organi di governo ambientale sugli appalti e sull’irregolare svolgimento del servizio”. E questo si sarebbe protratto, sempre secondo l’accusa, dal 2010 fino al maggio 2012.

Molto pesante anche il quadro dipinto dagli investigatori pugliesi intorno ad Azzollini, attuale presidente della Commissione bilancio di Palazzo Madama. Il senatore Ncd è indagato nell’inchiesta sulla presunta maxifrode da 150 milioni per la costruzione del nuovo porto di Molfetta. Le indagini della procura hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale sia stato trasferito in favore del Comune barese, di cui all’epoca dei fatti Azzollini era sindaco, un ingente “fiume di denaro pubblico”: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali ottenuti dall’ente comunale, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro. Ma la Giunta per le immunità ha aspettato ben 9 mesi prima di esprimersi sul caso.

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